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«La Groenlandia, Panama, il Golfo del Messico e il Canada non si toccano»: tutti contro Trump dopo le minacce di annessione

08 Gennaio 2025 - 10:16 Ugo Milano
In questi giorni il presidente eletto ha ipotizzato annessioni e cambi di nome. Che non sono piaciuti ai Paesi interessati

La Groenlandia non si tocca. É questo il tenore delle risposte ricevute da Donald Trump. Ieri, il futuro inquilino della Casa Bianca ha dichiarato che non escluderebbe l’uso della forza nei confronti della Nazione artica sotto la corona danese, mentre suo figlio Trump Jr vi sbarcava con una statuetta del padre armato. Oggi il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot gli ricorda che «la Groenlandia, è un territorio autonomo della Danimarca, e dunque un territorio dell’Unione europea». Per questo «è escluso che l’Ue consenta ad altre nazioni, quali che siano, di violare i suoi confini sovrani». Ieri la premier danese Mette Frederiksen aveva tuonato: «La Groenlandia è dei groenlandesi e non è in vendita». Pur sottolineando che «gli Stati Uniti sono i nostri alleati più vicini».

«La sovranità del Canale di Panama non è negoziabile»

E nemmeno il Canale di Panama, il Golfo del Messico e il Canada sono disposti ad accettare il volere di Trump. La sovranità del Canale di Panama «non è negoziabile, come ha già dichiarato il presidente, José Raúl Mulino», ha fatto sapere il ministro degli Esteri panamense Javier Martinez-Acha, in risposta alle minacce di annessione mosse da Trump. Anche il governo Panamense ha ribadito la volontà di collaborare con la nuova amministrazione statunitense: «fino al 20 gennaio, il governo degli Stati Uniti sarà guidato da Joe Biden». «A partire dal 20 gennaio avremo rapporti con il signor Trump e il suo governo e Panama ha tutta l’intenzione di cooperare e mantenere ottimi rapporti con diversi governi».

«Il Golfo del Messico fra 30 anni si chiamerà ancora così»

Quanto al nome del Golfo del Messico, che Trump vorrebbe ribattezzare «Golfo d’America», il governo del più meridionale dei Paesi del Nordamerica assicura che «fra trent’anni si chiamerà ancora come oggi». A dichiararlo è stato il ministro dell’Economia del Messico, Marcelo Ebrard. «Ciò che dobbiamo fare è proteggere le relazioni” tra i due Paesi», ha aggiunto da una conferenza stampa a Guadalajara. Anche lui non ha risparmiato un elogio al presidente eletto. Il trattato tra Messico, Stati Uniti e Canada (Usmca) è «un grande successo, risultato della prima amministrazione di Trump e ci sono elementi per dimostrarlo», ha sottolineato. Per affrontare la prossima amministrazione statunitense, «useremo sangue freddo, intelligenza e saggezza messicana».

Trudeau: «Usa e Canada uniti? Come una palla di neve all’inferno»

Chi non ha elogiato Trump è il primo ministro uscente del Canada Justin Trudeau. Rispondendo alle intenzioni di Trump di rendere il Canada il 51esimo stato degli Usa, ha detto che le possibilità che l’evento si verifichi sono «tante quante quelle di trovare una palla di neve all’inferno». «Ci sbarazziamo di quella linea artificiale e vediamo che effetto fa», aveva dichiarato il futuro inquilino della Casa Bianca. Aggiungendo che «rimuovere il confine sarebbe molto meglio per la sicurezza nazionale».

        

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