Il Papa raffreddato non legge il discorso agli ambasciatori: «Concreta minaccia di una guerra mondiale»
«Soffro ancora il raffreddore, ho chiesto a monsignor Ciampanelli di continuare lui a leggere». Così Papa Francesco all’inizio dell’udienza di oggi, giovedì 9 gennaio, al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Quello del Pontefice è stato un discorso fiume, dalla geopolitica ai diritti civili. Tra gli argomenti su cui pone l’accento, c’è il diritto all’aborto, definito dallo stesso «inaccettabile» perché «contraddice i diritti umani, in particolare il diritto alla vita». Per Jorge Mario Bergoglio «tutta la vita va protetta, in ogni suo momento – continua – dal concepimento alla morte naturale, perché nessun bambino è un errore o è colpevole di esistere, così come nessun anziano o malato può essere privato di speranza e scartato». Dopo l’aborto, Francesco è intervenuto sulla situazione a Gaza lanciando un appello «per il cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi israeliani». Sulla Striscia «c’è una situazione umanitaria gravissima e ignobile – sottolinea -, e chiedo che la popolazione palestinese riceva tutti gli aiuti necessari. Il mio auspicio è che Israeliani e Palestinesi possano ricostruire i ponti del dialogo e della fiducia reciproca, a partire dai più piccoli, affinché le generazioni a venire possano vivere fianco a fianco nei due Stati, in pace e sicurezza, e Gerusalemme sia la “città dell’incontro”, dove convivono in armonia e rispetto i cristiani, gli ebrei e i musulmani».
«Concreta la minaccia di una guerra mondiale»
Il papa ventila la locuzione «Terza guerra mondiale» quando accenna alla guerra a Gaza e al conflitto in Ucraina, invocando l’immediata cessazione. «È sempre più concreta la minaccia di una guerra mondiale», afferma. «La vocazione della diplomazia è quella di favorire il dialogo con tutti, compresi gli interlocutori considerati più “scomodi” o che non si riterrebbero legittimati a negoziare». È questa – secondo Bergoglio – «l’unica via per spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana, che sono la radice di ogni volontà belligerante che distrugge». La guerra «è sempre un fallimento – continua – Il coinvolgimento dei civili, soprattutto bambini, e la distruzione delle infrastrutture non sono solo una disfatta, ma equivalgono a lasciare che tra i due contendenti l’unico a vincere sia il male. Non possiamo minimamente accettare che si bombardi la popolazione civile o si attacchino infrastrutture necessarie alla sua sopravvivenza». Il suo auspicio per il 2025? «Che tutta la comunità internazionale si adoperi anzitutto per porre fine alla guerra che da quasi tre anni insanguina la martoriata Ucraina e che ha causato un enorme numero di vittime, inclusi tanti civili».
«I migranti non sono oggetti da collocare»
Nel discorso preparato per il corpo diplomatico e letto da un suo collaboratore a causa delle sue difficoltà respiratorie, il Pontefice esprime «grande sconforto» perché «le migrazioni sono ancora coperte da una nube scura di diffidenza, invece di essere considerate una fonte di accrescimento. Si considerano le persone in movimento solo come un problema da gestire – precisa -. Esse non possono venire assimilate a oggetti da collocare, ma hanno una dignità e risorse da offrire agli altri; hanno i loro vissuti, bisogni, paure, aspirazioni, sogni, capacità, talenti. Solo in questa prospettiva si potranno fare passi avanti per affrontare un fenomeno che richiede un apporto congiunto da parte di tutti i Paesi, anche attraverso la creazione di percorsi regolari sicuri».
Il Papa contro la colonizzazione ideologica
Rivolgendosi al corpo diplomatico, il Pontefice ha poi espresso preoccupazione per «il tentativo di strumentalizzare i documenti multilaterali, cambiando il significato dei termini o reinterpretando unilateralmente il contenuto dei trattati sui diritti umani, per portare avanti ideologie che dividono, che calpestano i valori e la fede dei popoli. Si tratta infatti – continua – di una vera colonizzazione ideologica che, secondo programmi studiati a tavolino, tenta di sradicare le tradizioni, la storia e i legami religiosi dei popoli. Si tratta di una mentalità che, presumendo di aver superato quelle che considera le pagine buie della storia, fa spazio alla cancel culture; non tollera differenze e si concentra sui diritti degli individui, trascurando i doveri nei riguardi degli altri, in particolare dei più deboli e fragili», conclude.