Addio all’educazione sessuale nelle scuole: il governo dirotta i fondi alla fertilità. «Un’operazione sporca»
Cambia destinazione il fondo da mezzo milione di euro per l’educazione sessuale e affettiva a scuola, previsto nella Legge di Bilancio. L’idea iniziale dell’emendamento di +Europa è stata tradita: il fondo sarà ora prioritariamente utilizzato per formare gli insegnanti sull’infertilità e su come prevenirla. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo a un’interrogazione della Lega. Decisione che ha suscitato reazioni diametralmente opposte tra maggioranza e opposizione, riaccendendo il dibattito sulle politiche educative e la fantomatica «ideologia gender».
La Lega esulta: «Non c’è spazio per l’ideologia gender»
La Lega ha esultato. Rossano Sasso, figura di spicco del partito, ha ribadito che «non ci sarà mai spazio per l’ideologia gender nelle scuole. Come si può pensare di parlare di argomenti come il coito, il piacere sessuale, la masturbazione con bambini di 5 anni?», distorcendo però il focus della misura, pensata per introdurre un’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie e superiori. Il leghista Sasso non è nuovo a queste posizioni. È lo stesso che, lo scorso settembre, ha proposto una risoluzione – approvata dalla Commissione Cultura della Camera – contro «l’introduzione di un’ideologia gender» nelle scuole. Ed è anche lo stesso che definì «una porcheria» l’idea di pensare l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, scatenando la bagarre in Aula.
L’ira delle opposizioni: «Un’operazione sporca»
Dall’altro lato, l’opposizione ha reagito con veemenza al dirottamento dei fondi. Riccardo Magi di +Europa, nonché promotore dell’emendamento originario sull’educazione sessuale, ha parlato di una «retromarcia gravissima» e di «un’operazione sporca». Il Partito Democratico ha bollato la decisione come «sconcertante», accusando il governo di utilizzare un tema delicato per «propaganda ideologica», mettendo in atto «un’operazione politica volta a piegare la scuola pubblica a una «visione sessuofobica e conservatrice». Il ministro Ciriani, dal canto suo, difende la scelta spiegando che la somma stanziata non avrebbe comunque permesso un programma educativo più ampio e che «la formazione sull’infertilità è una priorità». Le sue parole non convincono le opposizioni, che vedono in questa decisione un chiaro tentativo di depistare l’obiettivo originario: educare i giovani a una visione consapevole e sana della sessualità e delle relazioni. Anche Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, ha puntato il dito contro il governo, accusato «prendere in giro il Parlamento e il Paese».