In seminario anche se gay, le nuove regole dei vescovi per gli aspiranti preti: la castità, l’uso dei social e la stretta sugli abusi
Nessun divieto di accesso ai seminari per gli omosessuali. La cosa più importante per chi ambisce al presbiterato è mostrare «l’orientamento alla vita celibataria», a prescindere dai gusti. È quanto prevedono le nuove linee guida della Cei per l’ammissione ai seminari. «Nel processo formativo, quando si fa riferimento a tendenze omosessuali, è opportuno non ridurre il discernimento solo a tale aspetto», si legge nel documento della Conferenza Episcopale Italiana. «L’obiettivo – continuano le nuove linee guida – della formazione del candidato al sacerdozio nell’ambito affettivo-sessuale è la capacità di accogliere come dono, di scegliere liberamente e vivere responsabilmente la castità nel celibato». Insomma, nessuno sbarramento a chi è omosessuale, ma semplicemente a chi non rispetta l’obbligo di castità.
Papa Francesco e le polemiche sulla «frociaggine»
Le nuove linee guida della Cei sui seminari, con tanto di precisazione sui candidati omosessuali, arrivano a meno di un anno di distanza dalle polemiche che hanno travolto Papa Francesco, reo di aver pronunciato alcune frasi omofobe in un incontro a porte chiuse con i vescovi. «In alcuni seminari c’è già troppa frociaggine», aveva detto il Pontefice, secondo alcune ricostruzioni mai smentite dal Vaticano. Dopo quell’episodio, il Messaggero pubblicò una lettera di Lorenzo Michele Noè Caruso, un 22enne escluso dal seminario proprio perché omosessuale, che parlava di «clericalismo tossico ed elettivo». In una risposta via mail, il Papa lo aveva invitato ad «andare avanti» con la sua ricerca vocazionale.
Attenzione agli abusi
Il documento pubblicato dalla Cei indica poi altre priorità da osservare quando si decide chi ammettere in seminario. Chi ambisce al presbiterato, per esempio, non deve essere stato coinvolto in episodi di abusi sessuali. «Massima attenzione dovrà essere prestata al tema della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, vigilando con cura che coloro che chiedono l’ammissione al Seminario maggiore non siano incorsi in alcun modo in delitti o situazioni problematiche in questo ambito», si legge nelle nuove linee guida dei vescovi italiani.
Le regole per un «uso corretto» dei social
Per quanto riguarda il rapporto con internet, le nuove linee guida della Cei non proibiscono l’uso dei social ma invitano al loro corretto utilizzo. «Come tutti, anche i seminaristi vivono immersi nell’ambiente digitale in cui virtuale e reale sono strettamente intrecciati. Questo richiede che siano accompagnati a maturare la capacità di abitare tale ambiente – si legge nel documento dei vescovi italiani – con consapevolezza e sapienza, riconoscendone le opportunità e i rischi». Questo perché anche quello digitale, precisa la Cei, «è un mondo da abitare e da evangelizzare nei modi opportuni”.
In copertina: Papa Francesco durante l’udienza a piazza San Pietro del 9 ottobre 2024 (ANSA/Massimo Percossi)