Scioglieva psicofarmaci nel caffè dei colleghi, nuove accuse all’ex coordinatore del 118 emiliano: «Ha stravolto la loro vita»
Sono concluse le indagini preliminari su Claudio Tacconi, l’ex coordinatore della Centrale Emilia Est del 118, accusato di aver somministrato farmaci con effetti psicotici a dieci colleghi tra il 2020 e il 2023. Il quadro che emerge è allarmante: lesioni personali, atti persecutori e simulazione di reato. Per la Procura, Tacconi avrebbe somministrato psicofarmaci ai colleghi nelle bevande consumate sul luogo di lavoro per un periodo di circa tre anni e mezzo, fino a novembre 2023. A maggio 2024, Tacconi è stato sottoposto agli arresti domiciliari. Dopo la chiusura delle indagini, i legali delle vittime, Davide Bicocchi e Silvia Zanuccoli, si dicono fiduciosi in una richiesta di rinvio a giudizio. Il caso era emerso dopo che sempre più colleghi della Centrale operativa 118 Emilia Est a Bologna avevano accusato malori. Inizialmente, era stato ipotizzato che poteva trattarsi di un virus o un batterio nell’acqua, ma le verifiche hanno poi smentito tutto. A seguito di un esposto dell’Asl, Tacconi è stato perquisito. Gli episodi ufficialmente contestati sono dieci, ma altri potrebbero non essere stati riconosciuti per mancanza di documentazione sanitaria adeguata.
«Casi sottostimati»
Alcune persone hanno riportato sintomi dopo aver consumato caffè o altre bevande, ma non avendo sporto denuncia all’epoca, quei casi non sono stati inseriti tra gli accertati. «Molte vittime hanno successivamente compreso la portata degli eventi e hanno potuto collegare i tasselli solo dopo. Tutti questi casi non sono stati inseriti tra quelli accertati, ma queste persone non saranno dimenticate», fa sapere l’avvocato al Resto del Carlino. Che ci tiene a precisare: «Non si può ignorare che tutto ciò sia accaduto in ambito lavorativo. Queste persone hanno subìto forte stress sul luogo di lavoro e hanno attraversato gravi difficoltà».
Ripercussioni fisiche, psicologiche e professionali
L’avvocato, infatti, riferisce che i danni riportati dai colleghi del 118 sono sia «fisici sia psicologici, con forti ripercussioni sulla vita lavorativa». Alcuni hanno sviluppato problemi di salute permanenti, come una persona che, in seguito a una terapia somministrata per un presunto ictus, è diventata incompatibile con le mansioni che svolgeva. «Molti dei nostri assistiti hanno dovuto ricorrere a supporto psicologico e qualcuno ha persino cambiato reparto o chiesto il trasferimento per sfuggire a un ambiente diventato insostenibile», aggiunge Bicocchi. «Coloro che hanno denunciato si aspettano soprattutto di ottenere verità e giustizia. Non avrebbero mai potuto immaginare di andare a finire in questo tritacarne, e di certo non ne sono felici. La loro vita è stravolta», conclude l’avvocato.