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Corrado Guzzanti dice che il tempo della satira è finito: «Prima c’erano giganti da buttare giù»

11 Gennaio 2025 - 06:38 Alba Romano
corrado guzzanti
corrado guzzanti
L'attore presto tornerà su Sky Cinema e Now con I delitti del BarLume

Corrado Guzzanti torna nella serie I delitti del BarLume diretta da Roan Johnson e Milena Cocozza, ispirata ai libri di Marco Malvaldi (Sellerio): tre nuovi episodi in onda il 13, il 20 e il 27 gennaio su Sky Cinema e in streaming su Now. E in un’intervista a Repubblica oggi parla del suo personaggio, il sindaco Paolo Pasquali: «Pasquali vive una storia d’amore, senza tradire il personaggio». Perché «lui è quello che è, un profittatore. Mi sono vergognato come un ladro a girare certe scene». E ancora: «Pasquali è un italiano medio ispirato ad Alberto Sordi, un omaggio al Bepi di Venezia, la luna e tu di Dino Risi. Come politico è abbastanza moderno: non è intelligente ma ha un grosso istinto. È opportunista e non fa nulla per nasconderlo, è più nobile di altri».

Sto scrivendo

Guzzanti intanto fa sapere che sta scrivendo: «“Sto lavorando su vari fronti” è ancora buona come scusa. Invece di fare un buco da 4 metri, ne faccio 4 da uno: butto giù idee per una serie, un film, uno spettacolo teatrale e scrivo racconti». Oggi, dice, «per ridere, mi devono sorprendere. Anche per deformazione professionale so come vanno a finire certi sketch. E ho scoperto che il pubblico ride per i dettagli. Mi dicono: “In Boris mi sganascio dalle risate quando ti parlano e tu ti gratti l’orecchio”. Vai a capire». Sulla satira, dice, «Maurizio Crozza è bravo. Ma per me non è più una cosa così eccitante, non farei salti di gioia se dovessi imitare Sangiuliano o Valditara. Prima avevi giganti da buttare giù».

La sinistra snob

Sulla sinistra snob, dice, «si porta dietro vizi di cui questa generazione di leader non si libererà. Un po’ di snobismo è anche giustificato, tutti pensiamo di non esserlo ma risultiamo snob agli occhi di qualcuno. Ricordo quando imitavo Gianfranco Funari e, rispetto al discorso sulla volgarità, mi scuso per il linguaggio, gli facevo dire: “La volgarità non è oggettiva, è nell’occhio di chi scureggia”» . Poi la famiglia: «Papà lo sento regolarmente, i miei genitori cominciano ad avere un po’ di acciacchi. Lui è un vecchio leone, il cervello è sempre affilato, mi piace leggerlo. Il rapporto con Sabina e Caterina è ottimo, purtroppo ci vediamo poco». Ma sulla famiglia lui è cresciuto «con l’idea per cui, appena si può, devi scappare a gambe levate. Se non subito, cinque minuti dopo. Ma al di là della forma, i rapporti esistono».

Tagliato per la socialità

Dice di essere «riservato ma fare l’attore mi piace. Però non sono tagliato per la socialità, che nel mio mestiere vuol dire intrattenere rapporti anche con persone non esaltanti». Con i social ha un rapporto «molto prudente. Li tengo per scambiare qualche idea, come vetrina, ma non parlo mai di politica. Sul profilo Instagram riposto vecchie cose, e accontento le richieste: “Ci rimetti Vulvia col ghepardo?”» . E ha un rimpianto: «Mi dispiace non avere figli. Ho avuto molte fidanzate ma non mi sono mai trovato nella condizione di dire: ora ci costruiamo la casetta. Erano sempre situazioni con qualcosa di volatile e di incerto, era anche il loro bello. Poi ho il rimpianto di non aver fatto di più. Però se penso alla carriera di Camilleri mi rincuoro».

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