Alessia Lautone e gli effetti collaterali del farmaco dimagrante: «Prima la stanchezza, poi i pensieri suicidi. Ero come sdoppiata»
Il rapporto difficile con il cibo ti si incolla addosso e non si stacca, ci si convive e lo si affronta, tentando di conoscerlo e tenerlo a bada. Alessia Lautone, direttrice dell’agenzia stampa LaPresse, lo ha imparato a 12 anni e da allora se lo porta appresso. La scorsa estate si è rivolta a un medico perché le prescrivesse un farmaco a base di semaglutide, un principio attivo usato nella cura del diabete e, in alcuni casi, per forti obesità. Ha iniziato ad assumerlo e quando ha aumentato le dosi, sono arrivati i pensieri suicidi. Ha scritto una lettera alla rivista F per raccontare la sua esperienza e mettere in guardia chi avesse intenzione di affrontare un percorso simile. «Sento di avere una responsabilità verso gli altri, visto anche il lavoro che faccio. E volevo raccontare il rischio che ho corso», spiega al Corriere della Sera. I problemi alimentari sono cominciati a 12-13 anni: «In quella fase sono un po’ ingrassata. È allora che ho cominciato ad alternare le abbuffate ai digiuni. Ma non ho mai rimesso quello che mangiavo». Ma nessuno intorno a sé sospettava: «Ero la figlia forte. Non ho mai dato motivo di preoccupazione», ed è così anche oggi, «maschero bene. La mia fortuna, se vogliamo dire così, è di essere sempre stata borderline. Sono una che lavora tantissimo e fa sport, ho un aspetto sano».
Il farmaco dimagrante con semaglutide
Sette mesi fa circa, era estate, ha chiesto a un medico di aiutarla a perdere 5 chili, pur sapendo che sarebbe finita sottopeso. Le è stato proposto un farmaco a base di semaglutide: «Sapevo cos’era, per me era una scorciatoia per raggiungere il mio obiettivo». I primi effetti collaterali si sono manifestati presto. Una stanchezza micidiale, che l’ha allontanata dallo sport. «È cambiato tutto radicalmente dopo un mese, quando ho aumentato il dosaggio. Da lì in poi mi sono scoperta disinteressata a tutto, perfino alle telefonate dei miei figli. E una notte sono arrivati i pensieri suicidi», racconta Lautone ad Elvira Serra, «Ho avuto il pensiero lucido di dovermi buttare dalla finestra. “Dovevo” proprio farlo. E poi ne è subentrato un altro: usa i coltelli, è più facile. Mi sono vista sdoppiata: una parte di me, calmissima, era pronta a morire; un’altra non si capacitava». A quel punto ha buttato tutto e ha messo la testa sotto l’acqua. Ci sono voluti giorni perché quei pensieri, e la paura di quei pensieri, se ne andassero. Anche oggi, non ce l’ha con il medico: «Sono l’unica persona da demonizzare, perché io ho gli strumenti per capire e valutare le cose. Però tutti abbiamo delle fragilità: la mia riguarda il cibo e il corpo». E la sta affrontando, con supporto psicologico e, più avanti, anche quello di una brava dietologa.