Carlo Pellegrini, il Caffè Greco e la colazione a 86 euro: «Vi spiego perché da noi l’acqua costa 8 euro»
«Mi stupisce che un avvocato penalista di grido non capisca certi prezzi. E mi sembra puerile che faccia il confronto con una carbonara mangiata nel locale sotto casa». Carlo Pellegrini, legale rappresentante e marito di Flavia Iozzi, proprietaria del noto Caffè Greco di Roma, risponde così al Giornale alla polemica sullo scontrino da 86 euro. Per lui «è assurdo paragonare il caffè preso alla spaccio del tribunale e l’acqua acquistata dalle macchinette automatiche con i prodotti che offriamo noi. Evidentemente, non si è reso conto di trovarsi in un locale storico in via Condotti».
I prezzi del Caffè Greco
Pellegrini parla in un’intervista rilasciata a Francesco Curridori. «Secondo me dopo il Covid, la gente è un pochino più incattivita e ne succedono di tutti i colori, ma la maggior parte dei clienti, come si evince anche dal tono dei commenti sui social, si rende conto che i prezzi non possono essere gli stessi Siamo tra i più antichi d’Italia assieme al Florian di Venezia e al Gambrinus di Napoli. L’ospedale israelitico che possiede i muri del nostro locale ha intenzione di maggiorare molto l’affitto. Spendiamo tanto per la manutenzione di specchi, marmi e legni E abbiamo circa 40 dipendenti che si trovano in periferia. Per stabilire i prezzi non ragioniamo con una logica di ricarico. La maggior parte del costo al Caffè Greco è costituito dal servizio in un luogo di prestigio che è identico a prescindere che io serva dell’acqua minerale o dello champagne».
L’acqua a 8 euro
Per questo l’acqua si paga 8 euro: «Sì, ma non solo. È noto il contenzioso che dura da ormai 7 anni con l’ospedale israelitico che è proprietaria delle mura che, nella migliore delle ipotesi, si risolverà con un aumento importante del canone di locazione. È per questo motivo che, già da qualche anno, ci stiamo preparando ad adeguare gli introiti a un maggiore onere del canone d’affitto che è già alto dato che ci troviamo a via Condotti, a due passi da piazza di Spagna. Inoltre, spendiamo un milione e mezzo di euro di costi per il personale che è composta da una quarantina di dipendenti tutti altamente qualificati». E poi ci sono i costi di gestione: «Periodicamente, dobbiamo far rieseguire la doratura che si fa con foglie di oro zecchino delle cornici degli specchi nel bar perché queste foglie, a contatto con gli abiti dei clienti che passano, si consumano. Abbiamo i tavolini di marmo che, a volte, si rompono e vanno sostituiti. I mobili sono tutti d’antiquariato e spendiamo parecchio anche per l’ebanista».
I clienti
Le recensioni che parlano del suo locale dicono che è caro «ma ne è valsa la pena». E lui concorda: «La verità, purtroppo, è che spesso i clienti sono un po’ arroganti. Basti pensare che pochi giorni fa, alcune signore arabe se ne sono andate infuriate inveendo contro gli altri clienti che avrebbero dovuto alzarsi perché loro si dovevano assolutamente sedere». Infine: «Sarei curioso di sapere se quell’avvocato nel suo studio ha una tabella appesa alle pareti con le varie tariffe? E la sua dichiarazione dei redditi è pubblica come la nostra? Ma, non finisce qua perché di sicuro quereleremo questo signore perché su questo tema stiamo adottando una politica di tolleranza zero».