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Anche la ministra Roccella si indigna per la sentenza dei giudici di Modena: «Nella sentenza elementi preoccupanti»

13 Gennaio 2025 - 15:58 Stefania Carboni
roccella sentenza giudici modena
roccella sentenza giudici modena
La ministra critica la sentenza che ha impedito a Salvatore Fusco di avere l'ergastolo per duplice omicidio: «Si rischia un arretramento nella lotta per fermare i femminicidi ma anche un vulnus nel nostro ordinamento»

«Leggeremo ovviamente il testo integrale della sentenza, ma se ciò che emerge dagli stralci pubblicati oggi venisse confermato, il pronunciamento della Corte d’Assise di Modena nei confronti dell’uomo responsabile dell’uccisione della moglie e della di lei figlia conterrebbe elementi assai discutibili e certamente preoccupanti che, ove consolidati, rischierebbero non solo di produrre un arretramento nell’annosa lotta per fermare i femminicidi e la violenza maschile contro le donne, ma anche di aprire un vulnus nelle fondamenta che reggono il nostro ordinamento». Queste le parole della ministra per la famiglia Eugenia Roccella in merito alla decisione dei giudici della Corte d’Appello di Modena nei confronti di Salvatore Fusco. L’uomo è stato condannato a 30 anni di carcere e non all’ergastolo per aver ucciso sua moglie Gabriella Trandafir, 47 anni, e la figlia di lei Renata, 22 anni. Un duplice femminicidio, avvenuto il 13 giugno 2022 a Cavazzona di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, per cui l’uomo ha agito perché spinto «dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate». Una decisione che ha fatto indignare anche il giornalista televisivo Gianluigi Nuzzi, che tratta da sempre casi di cronaca nera.

«Non credo sfugga a nessuno la pericolosità di ragionamenti di questo tipo»

«Il problema – prosegue la ministra Roccella – non è la comminazione della pena, non è la sua entità, non sono le valutazioni processuali proprie dell’esercizio della giurisdizione. Ciò che colpisce è il ragionamento a monte che sembrerebbe aver orientato la Corte, per la quale, a quanto si legge, ‘la situazione che si era creata nell’ambiente familiare‘ avrebbe ‘indotto‘ l’imputato ‘a compiere il tragico gesto‘, con la conseguenza di una ‘comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato’». «Non credo sfugga a nessuno – sottolinea la ministra – la pericolosità di ragionamenti di questo tipo, fondati su un nesso causale in grado di ‘indurre‘ per motivi ‘umanamente comprensibili‘ una duplice uccisione. Se si affermasse un principio di questo tipo – conclude Roccella -, lo sforzo di promozione di quel cambiamento culturale che tutti vogliamo non compirebbe certo un passo avanti ma ne farebbe molti indietro».

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