Lo scrittore Paolo Cognetti legato mani e piedi a un letto con le cinghie: «Mi hanno sparato un siringone nella coscia»
«Mi sono ritrovato legato a un letto con delle cinghie, mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa ci fosse dentro. Secondo me quello che mi hanno fatto è stato illegale». In una lunga intervista rilasciata oggi a La Stampa lo scrittore Paolo Cognetti torna sul Trattamento Sanitario Obbligatorio che ha subito, le sue condizioni di salute e la grave depressione che lo ha colpito. Cognetti dice che adesso ha imparato a non dire “sto bene”, ma «posso dire che mi sento molto meglio di prima. E questo è molto bello». Il vincitore del Premio Strega 2017 dice che «tutto è cominciato esattamente un anno fa, il 7 gennaio del 2024. Sono andato in pronto soccorso e mi sono ritrovato legato a un letto senza la possibilità di muovermi e di andarmene come volevo».
Una situazione non necessaria
Secondo lui si è trattato di una situazione paradossale, non richiesta e con ogni probabilità non necessaria: «Certo non stavo bene, ma non ero sicuramente pericoloso, avevo le mani in tasca, non potevo fare male a nessuno, me compreso». Anche se nel colloquio con Alberto Infelise dice di essersi ritrovato «legato a un letto con delle cinghie, mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa ci fosse dentro. Secondo me quello che mi hanno fatto è stato illegale». Dice di non essere in grado di dire cosa è successo in seguito, «ma il giorno dopo mi sono risvegliato a casa mia, ho saputo poi grazie all’intervento di mia sorella che mi ha portato via da quel pronto soccorso».
Depressione e disturbo bipolare
«Ho subito un TSO per una grave depressione. Mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare, che significa avere due fasi: una maniacale e una depressiva. Questa cosa io l’ho sempre avuta, fin da quando ero ragazzo, sicuramente», sostiene Cognetti. «Il problema non è la fase maniacale della malattia. Il problema è quando arriva la fase depressiva. Stai a letto, pensi a come suicidarti e che tutta la tua vita è stata inutile. Io volevo attaccare una corda da alpinismo a una trave della baita trave e impiccarmi», aggiunge. E ancora: «Non mi hanno mai lasciato solo quest’estate, c’era sempre qualcuno con me. I pensieri suicidari sono molto comuni in certi casi».
Senza farmaci
Adesso, dice, «sto cercando di vivere senza farmaci. Non sono un no vax, ma vorrei poter vivere senza medicine». Mentre «quando sono stato ricoverato a inizio dicembre del 2024 ho imparato ad apprezzare il lavoro che fanno infermieri e medici con i pazienti, la loro dedizione, la loro forza. È un lavoro difficilissimo e li ho visti fare cose straordinarie, anche con pazienti molto più difficili di me». Nel frattempo sta lavorando «a qualcosa di nuovo. Credo che il ciclo della montagna, come lo chiamo io, sia per il momento esaurito. Ci sono tante altre cose nella vita». L’ultimo periodo è stato difficile: «Ma il successo, la gente che ti riconosce…insomma, non è facile. Prima sei quel tizio che sta nella baita che si fa gli affari suoi e poi all’improvviso ti salutano tutti, ti fermano per strada, arrivano i soldi. Non è facile». Ora gli piacerebbe «parlare con Vasco Rossi. C’è tanta verità nelle sue canzoni. La persona con cui vorrei parlare di più adesso è proprio lui».