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Il reato di devastazione, rimpatri ed espulsioni: così il Viminale lavora alla stretta sulla piazza dopo gli scontri per Ramy

ramy manifestazione roma reato devastazione
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Piantedosi vuole valutare i prefetti in base alle espulsioni. Il madre di Elgaml: «C'è qualche carabiniere sbagliato ma gli altri sono bravi e io ho fiducia in loro»

Devastazione. Questo è il reato che potrebbe essere contestato alla trentina di identificati dopo la manifestazione di San Lorenzo per Ramy Elgaml. Un’azione rivendicata dal Collettivo Zaum dell’università La Sapienza: «Non finisce qui, ve la faremo pagare». Ma il Viminale valuta anche altre mosse: dal contratto e dall’attività di prevenzione nei confronti dei gruppi di violenti all’immigrazione «fuori controllo». Matteo Piantedosi prepara una direttiva per i prefetti: il loro operato sarà commisurato anche e soprattutto in base alla capacità di effettuare rimpatri ed espulsioni. Intanto il padre di Ramy Yehia Elgaml chiede di non usare il nome del figlio come scusa: «C’è qualche carabiniere sbagliato ma gli altri sono bravi e io ho fiducia in loro».

Devastazione

A Roma sabato 11 gennaio almeno un centinaio di giovani ha preso d’assalto la polizia con fumogeni e bombe carta. Nove agenti sono stati feriti e una camionetta e un supermercato sono stati danneggiati. La Digos di Roma guidata da Antonio Boccelli sta completando un’informativa dettagliata che sarà trasmessa in procura. Gli identificati sono trenta ma non sono ancora stati scandagliati tutti i filmati della Scientifica e le bodycam degli agenti. Per ora si ipotizzano anche i reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Oltre al danneggiamento e alla manifestazione non autorizzata. Si pensa che si tratti delle stesse persone che hanno dato il via ai disordini di piazzale Ostiense del 5 ottobre. Il raduno di sabato era iniziato pacificamente intorno alle 19 a piazza dell’Immacolata. 400 partecipanti, tra cui molti anarchici, che poi hanno tentato di raggiungere la caserma di via dei Volsci.

La carica

Lì la situazione è degenerata. Lancio di bottiglie e bombe carta e agenti in tenuta antisommossa mentre un petardo ad alto potenziale ha infranto il vetro della camionetta. La carica di alleggerimento con i manganelli ha fatto disperdere i manifestanti. Ma Piantedosi vuole provvedimenti immediati. Tra questi ci sarà la decisione di mettere gli uffici immigrazione alle dirette dipendenze del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. E di assegnare 700 agenti di rinforzo. Per velocizzare le espulsioni anche senza passare dai centri di permanenza e rimpatrio. Per Roma le indagini della Digos hanno inquadrato soggetti vicini ai collettivi studenteschi, gruppi anarchici e antagonisti, come anche sigle dei movimenti come Acrobax e Zaum Sapienza. E proprio da questi ieri sui social, in un post su quanto accaduto accompagnato dai video degli scontri a San Lorenzo, è partito l’avvertimento: «Non finisce qui, continuiamo a scendere nelle strade. Ve la faremo pagare, pezzi di m…».

Il padre di Ramy

Yehia Elgaml, 61enne egiziano, da quasi venti in Italia, padre di Ramy e abitante del Corvetto, si rivolge ai manifestanti in un’intervista a Repubblica: «Ai ragazzi che fanno cortei per mio figlio voglio mandare un messaggio. A loro dico che va bene chiedere verità e giustizia per Ramy. Ma, per favore, non fate casino, né cose brutte. Fate manifestazioni con calma, nelle quali si cammina e basta, fate iniziative pacifiche». La famiglia di Ramy vuole solo «giustizia e verità. E vorrei che tutti si unissero a noi in questa ricerca, senza odio, divisioni o violenza. Sono fiducioso, perché credo nella giustizia italiana. Vivo qui, in questo Paese, e mi piace l’Italia. Ho fiducia nel nostro presidente Sergio Mattarella, che è il presidente di tutti noi, sia italiani che immigrati».

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