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Silenzio-assenso per i fondi pensione, chi lo vuole e chi no: «Ecco perché i favorevoli sono in conflitto d’interessi»

beppe scienza polizze vita finanziarie assicurazioni
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Il professor Beppe Scienza, ombudsman dei risparmiatori italiani, spiega come è fallito il blitz sul Tfr. E chi ci guadagnerebbe dalla norma del governo

Perché il governo ha fatto marcia indietro all’ultimo sul silenzio-assenso per i fondi pensione? E cosa è successo allo strumento che dovrebbe aiutare i pensionati dopo il ritorno? Ma soprattutto: questo tipo di strumenti finanziari portano davvero ai risultati che promettono? Open ne ha parlato con il professor Beppe Scienza, docente del dipartimento di matematica dell’università di Torino e ombudsman dei risparmiatori italiani.

Professor Scienza, sembrava cosa fatta. Poi invece il nuovo semestre di silenzio-assenso per il TFR nei fondi pensione non è entrato nella legge di Bilancio 2025. Se l’aspettava?

Il dietrofront ha stupito molti, me compreso. Anche se col senno del poi qualche avvisaglia c’era stata.

Ma di cosa si tratta più precisamente?

Volevano ripetere lo schema del 2007, con tutti i lavoratori del settore privato costretti ad attivarsi per mantenere in azienda il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Altrimenti, in assenza di esplicito rifiuto, di mese in mese esso finisce irrevocabilmente in un fondo pensione.

Molti sono favorevoli…

Quasi sempre in conflitto di interessi. Sindacati e associazioni padronali ottengono poltrone e prebende dai fondi pensione di categoria, gli economisti posti e consulenze, risparmio gestito e assicurazioni ci guadagnano, i cosiddetti consulenti finanziari pure.

Ma se sono così tanti a remare nella stessa direzione perché non hanno ottenuto ciò che volevano?

Penso abbia pesato molto il presidente dell’Inps Gabriele Fava che fece presente il rischio di colpire un’importante fonte di finanziamento dell’istituto. Il Tfr nelle aziende dai 50 dipendenti insù è infatti depositato in un conto dell’Inps. Che lo perderebbe, se finisse invece nei fondi pensione. La stessa Elsa Fornero si era mostrata fredda nei confronti del silenzio-assenso. Poi ci sono le cose non dette.

Che cosa intende?

Penso che li abbia frenati anche la prospettiva che i lavoratori rispondessero picche, con una netta maggioranza di rifiuti per i fondi pensione, come già nel 2007. Poi il timore che da un dibattito sulla previdenza integrativa emergessero i suoi limiti e rischi: assenza di difese dall’inflazione, mancanza di trasparenza, subappalti nelle gestioni, conflitti d’interesse ecc. Per espandersi i fondi pensione preferiscono procedere sotto traccia con mini-silenzi assensi, come nella scuola, o con adesioni automatiche, come per i lavoratori edili, grafici, autoferrotranvieri e così via. Io invece ritengo opportuno ogni approfondimento e a tal fine ho preparato un form di Google “TFR, fondi pensione e silenzio-assenso” con alcune FAQ, cioè domande sul tema con relative risposte.

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