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Gelataia licenziata per i troppi ritardi ottiene il reintegro con indennizzo: «Colpa dei treni regionali»

14 Gennaio 2025 - 21:12 Massimo Ferraro
firenze gelataia licenziata reintegrata ritardi treni regionali
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La ragazza viaggiava ogni mattina da Firenze a Pontassieve e aveva iniziato a essere poco puntuale dopo il trasferimento in una sede del centro storico

I giudici fiorentini non hanno dubbi: se la giovane gelataia che nel 2022 è stata licenziata dall’azienda per cui lavorava è arrivata in ritardo di alcuni minuti 8 volte in 4 mesi, la colpa era dei treni regionali che era costretta a prendere. La donna ha ottenuto dal tribunale d’Appello la conferma della sentenza di primo grado che ha imposto il reintegro e l’indennizzo per i mesi in cui non ha potuto lavorare dichiarando illegittimo il provvedimento di licenziamento. Di più: i giudici hanno stabilito che il trasferimento dalla sede della stazione di Firenze a un’altra, nel centro storico, stabilito dall’azienda, era «ritorsivo». La storia inizia nel 2022, quando la giovane viene licenziata dalla gelateria per la quale lavora part time. Il motivo, spiega l’azienda, sono i continui ritardi. La gelataia però non ci sta e fa ricorso. Sono i giudici a mettere nero su bianco perché la poca puntualità, soprattutto dopo il trasferimento, non è imputabile alla lavoratrice.

Gelataia licenziata e reintegrata a Firenze, cosa hanno deciso i giudici

Originaria di Pontassieve, ogni mattina prendeva il regionale in una delle tratte più problematiche della Toscana, colpita da frequenti ritardi. «La società l’aveva esposta al rischio di frequenti ritardi nell’ingresso mattutino a causa dei continui disservizi delle linee ferroviarie regionali, la cui frequenza era ancora ridotta nei giorni festivi», scrivono i magistrati fiorentini. Non solo. I giudici riconoscono anche un elemento ritorsivo nella decisione dell’azienda di trasferire la donna dalla sede della stazione a quella del centro storico. Una decisione che aveva poi portato agli 8 ritardi di pochi minuti negli ultimi 4 mesi di lavoro. Una ritorsione dopo la richiesta della giovane di ottenere un congedo per motivi di studio e completare il primo ciclo universitario. Costretta a fare il turno mattutino e a raggiungere il centro storico, la giovane non aveva alternative al treno regionale: impensabile, per motivi economici prima di tutto, che come dipendente part-time potesse accollarsi i costi dell’auto invece di affidarsi ai mezzi pubblici.

Foto di repertorio: ANSA/ANGELO CARCONI | 14 aprile 2017

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