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Gaza, cessate il fuoco a un passo: «Hamas ha accettato l’accordo». Netanyahu convoca i famigliari degli ostaggi

14 Gennaio 2025 - 13:55 Simone Disegni
Secondo l'Associated Press il movimento islamista avrebbe dato l'ok. Ma l'intesa dovrà essere approvata anche dal governo israeliano

Israele e Hamas sono a un passo dal concludere l’accordo di cessate il fuoco a Gaza che consentirà la liberazione di decine di ostaggi israeliani in cambio di centinaia di detenuti palestinesi. Secondo l’Associated Press, il movimento terroristico ha accettato la proposta di accordo sottoposta ieri alle parti dal Qatar, che ospita da settimane i negoziati indiretti spinti anche da Stati Uniti ed Egitto. Il governo di Doha non ha confermato ufficialmente la chiusura dell’accordo, ma ha detto che «le principali e più problematiche differenze sono state risolte» e dunque ci si trova al momento «al punto più vicino a un accordo da mesi». Hamas ha diffuso questa mattina una dichiarazione nella quale si dice «soddisfatta» dello stato dei negoziati e di sperare che un accordo «chiaro e ampio» sarà implementato. Con la duplice, enorme pressione esercitata negli ultimi giorni sia dall’Amministrazione Biden che da quella in pectore di Donald Trump, gli Stati Uniti sembrano essere riusciti a convincere Benjamin Netanyahu ad accettare di procedere. Ma perché l’accordo vada in porto esso dovrà essere approvato in via ufficiale dal governo israeliano.

L’ultradestra e i famigliari degli ostaggi: gli scogli di Netanyahu

Benjamin Netanyahu è impegnato non a caso in queste ore a cercare di ammansire l’ultradestra parte della coalizione. Ieri il ministro delle Finanze e rappresentante dei coloni Bezalel Smotrich ha definito l’accordo «una catastrofe nazionale». Più tardi a provocare è stato l’altro leader dell’ultradestra di governo, Itamar Ben Gvir, che ha rivendicato di essere riuscito «più volte» a far deragliare un’intesa con Hamas nell’ultimo anno, e ha invitato Smotrich a unire le forze per farlo di nuovo. Dopo aver incontrato quest’ultimo in mattinata, nel primo pomeriggio di oggi Netanyahu vedrà inoltre i rappresentanti del Forum delle Famiglie degli Ostaggi. Per illustrare loro i dettagli dell’accordo – tempi, modi, condizioni per il rilascio degli ostaggi in particolare – e cercare di contenere anche le loro perplessità. L’idea che vengano liberati nella prima fase dopo il cessate il fuoco solo 33 dei 98 ostaggi che si ritiene siano ancora detenuti da Hamas ha generato infatti smarrimento e grande preoccupazione tra le famiglie dei rapiti. Che temono che dopo quei 33 il destino degli altri possa essere segnato, nel caso la strada dei colloqui dovesse complicarsi nelle prossime settimane. Non a caso in queste ore il Forum, pur sostenendo la conclusione di un accordo, chiede che questo «garantisca il ritorno di tutti gli ostaggi rimasti, con un metodo e una timeline predeterminati».

La guerra Israele-Hamas

La guerra tra Israele e Hamas è iniziata il 7 ottobre 2023 con la strage perpetrata da Hamas nel sud di Israele – 1.200 israeliani uccisi, 250 circa presi in ostaggio. Da quando, poche ore dopo, Israele ha lanciato l’offensiva nella Striscia di Gaza – tre settimane dopo anche con l’ingresso di truppe di terra – si ritiene che siano rimasti uccisi oltre 46.645 palestinesi. Secondo Israele vi sarebbero tra questi circa 17mila terroristi di Hamas, inclusi i capi militari Yahya Sinwar e Moahmmed Deif. Eppure l’organizzazione non è stata del tutto sconfitta, la maggior parte degli ostaggi non sono stati recuperati, e il nuovo leader Mohammed Sinwar è riuscito ad assicurare la «rigenerazione» di Hamas tramite il reclutamento di centinaia, se non migliaia, di nuovi combattenti, spinti dalla rabbia e dall’odio verso Israele, ma anche dalle promesse di cibo, medicine e altri beni di necessità urgenti per la popolazione di Gaza. Nei combattimenti che durano da oltre 15 mesi sono rimasti uccisi anche oltre 400 soldati israeliani.

Cosa prevede l’accordo

L’accordo sul tavolo prevede una via d’uscita dalla guerra da percorrere in tre fasi. Nella prima, che dovrebbe durare sei settimane (42 giorni), Hamas libererebbe 33 ostaggi: in primis donne, bambini, anziani e altri civili feriti o malati. Ma della lista farebbero parte secondo le ultime indiscrezioni anche 5 soldatesse. Non è chiaro al momento in quanti e quali giorni avverrebbe il o i parziali rilasci. In cambio, Israele accetterebbe di sospendere le attività militari e avviare il ritiro dai «centri popolati» della Striscia, e di liberare centinaia di detenuti palestinesi. Secondo fonti vicine a Hamas, sarebbero nel complesso circa 1.000. I civili palestinesi potrebbero inoltre fare ritorno alle loro case (o quel che ne resta) nel nord della Striscia, dove entrerebbero anche volumi accresciuti di aiuti umanitari (600 camion al giorno). Nella seconda fase dell’accordo l’esercito dovrebbe completare il ritiro da Gaza in cambio del rilascio da parte di Hamas di tutti gli altri ostaggi – civili o militari, vivi o morti. Ma i dettagli sull’implementazione di questa seconda fase verrebbero discussi solo a partire dal 16esimo giorno dal cessate il fuoco, lasciando un notevole margine d’incertezza. Se tutto funzionerà, nella terza fase dell’accordo si affronterebbe il nodo – delicatissimo – del futuro governo della Striscia di Gaza, incluso il destino dei capi di Hamas.

In copertina: Una manifestazione dei famigliari degli ostaggi israeliani a Gaza per chiedere la fine della guerra e un accordo che porti alla loro liberazione – Tel Aviv, 8 gennaio 2025 (Ansa-Epa/Abir Sultan).

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