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«Tre squat dopo aver tolto gli slip, in bagno sangue ed escrementi, via anche gli assorbenti»: i racconti delle attiviste di Extinction Rebellion fermate a Brescia

attiviste extinction rebellion fermate brescia racconti
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Le testimonianze delle ragazze portate in questura: la perquisizione, la richiesta di spogliarsi, i piegamenti. La polizia: tutto in regola, sono provocazioni

«Mi hanno portato in una piccola stanza, c’erano un tavolo e una panchina. Mi hanno chiesto di spogliarmi, togliermi gli slip e piegarmi tre volte sulle gambe. Ero controllata pure in bagno. Lì c’erano macchie di sangue ed escrementi sul pavimento». E ancora: «Mi hanno chiesto di abbassarmi i pantaloni. Ho obbedito. Ma subito dopo mi hanno chiesto di tirare giù anche gli slip e di fare tre squat (piegamenti sulle ginocchia, ndr)». Mentre una delle attiviste «aveva la necessità di svuotare la coppetta mestruale perché aveva il ciclo ma per l’imbarazzo di essere fissata non è riuscita». Questi sono alcuni dei racconti delle attiviste di Extinction Rebellion fermate dalla polizia di Brescia. E costrette a spogliarsi in questura. Ma la loro ricostruzione è contestata dalla polizia, che parla di provocazioni.

«Se ti chiedono di spogliarti puoi opporti»

Val, 25 anni, è una delle attiviste che ha partecipato alla protesta davanti alla sede di Leonardo. Anche lei è stata portata in questura insieme ad altri 22 manifestanti. «Eravamo in protesta davanti alla Leonardo quando è arrivata la polizia. Ci hanno identificati, poi hanno iniziato a caricarci sulle volanti per portarci via. Abbiamo fatto resistenza passiva, non violenta», racconta oggi a La Stampa.

Poi «le agenti mi hanno chiesto di spogliarmi per la perquisizione: non sapevo cosa fare. Personalmente, ho scelto di essere collaborativa e interrompere la resistenza passiva e quindi scendere autonomamente dall’auto. Mi hanno portata in una stanzina non lontana dall’ingresso. C’era una panchina e un tavolo dove mi hanno fatto lasciare il telefono. Che però non hanno voluto sigillare con lo scotch come avevo chiesto, ma solo spegnere. Entrando nella stanza ho incrociato una compagna che mi ha messo in allarme: “Se ti chiedono di spogliarti puoi opporti”. L’agente mi ha subito detto che non era così, che alla fine anche l’altra aveva dovuto togliersi i vestiti».

Tre squat

«Non credevo neanche che mi avrebbero portata in questura: ero in azione nel ruolo di media, il mio compito era fare foto e video. È molto raro che chi ricopre questo ruolo venga messo in stato di fermo identificativo, dopo aver fornito i documenti», aggiunge Val. Dopo «mi hanno chiesto di togliermi il maglione: avevo diversi strati. Mi hanno fatto tenere almeno il reggiseno e la canottiera: la stanza era gelida. Poi mi hanno chiesto di abbassarmi i pantaloni. Ho obbedito. Ma subito dopo mi hanno chiesto di tirare giù anche gli slip e di fare tre squat (piegamenti sulle ginocchia, ndr)».

A quel punto «ci ho pensato un attimo. Mi sentivo terribilmente in difficoltà. Poi ho detto che non avevo intenzione di farlo e mi sono tirata su i pantaloni. Hanno provato a insistere una volta e alla fine hanno smesso di chiedermelo. Ma ho avuto paura che potessero farlo loro con la forza».

La perquisizione

Nella stanza, dice Val, c’erano agenti donne: «Ma la porta era spalancata, dava su una specie di corridoio quindi: zero privacy. Poi, a un certo punto, è entrato un agente uomo. Per fortuna ero vestita. E comunque, tutto sommato a me è andata anche bene. C’è chi ha subito un trattamento ancora peggiore».

Per esempio Arianna: «Quando le hanno chiesto di togliere gli slip non se l’è sentita di opporsi. Ha temuto un’azione di forza, violenta, da parte della polizia. Così si è abbassata l’intimo e ha fatto gli squat. Quando è uscita da lì era distrutta psicologicamente. Elisa, invece, che come me si è rifiutata di togliere gli slip, è stata costretta ad andare in bagno scortata da una poliziotta che l’ha fissata per tutto il tempo mentre urinava. Aveva la necessità di svuotare la coppetta mestruale perché aveva il ciclo ma per l’imbarazzo di essere fissata non è riuscita. Oltretutto, il bagno era sporco, senza sapone e senza carta igienica».

Solo a noi ragazze

Val dice che solo alle ragazze è stato chiesto di spogliarsi: «Esatto: i ragazzi hanno subito una perquisizione molto più blanda. Con le mani e da sopra ai vestiti. Come in aeroporto, per intenderci. Con noi sono state molto più rigide». E sostiene che il tutto era «il loro modo per intimidirci. Magari con gli uomini usano altri metodi. Sicuramente per me e per le altre ragazze è stato molto difficile trovarsi in quella situazione. Alcune di noi erano già state portate in questura durante un’azione. Ma il trattamento era stato del tutto diverso: avevano dato anche il permesso per prendere un libro da leggere durante la lunga attesa dei controlli». Quanto siete stati dentro? «In tutto sette ore. Io sono stata la prima a uscire».

Arianna

Arianna, 21 anni, studentessa di Storia a Milano, parla invece con Repubblica. «Pensando a quei momenti provo rabbia. Era un’azione di disobbedienza civile davanti a un luogo coinvolto nella produzione di armi che vengono spedite in Israele. Leonardo è un’azienda partecipata dallo Stato, legata al governo: come cittadini abbiamo voluto attivarci per dire che non siamo complici». In questura «mi è stato chiesto di spogliarmi, togliermi gli slip e piegarmi tre volte sulle gambe. Non è successo solo a me ma almeno ad altre 5-6 ragazze. Questa richiesta non è stata fatta agli uomini. Ci chiediamo il motivo».

La poliziotta

Nella stanza «c’era una poliziotta. A un certo punto è entrato un poliziotto ma è rimasto girato per tutto il tempo». Il tutto è avvenuto «in una piccola stanza con una panchina e un tavolo dove sono stati radunati gli oggetti sottratti durante la perquisizione, inseriti in alcune buste di plastica. Mi sono stati tolti anche gli assorbenti e i farmaci per il ciclo. Durante le sette ore, ogni volta che dovevo andare in bagno dovevo chiedere di essere accompagnata da un’agente». Adesso ha ricevuto il foglio di via: «Per sei mesi, con l’obbligo di lasciare Brescia entro tre ore. E una denuncia per radunata sediziosa».

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