«Schiava dei suoi impulsi, per soddisfarli è disposta a tutto»: l’ordinanza sulla prof di Castellammare arrestata per violenza sessuale sugli alunni
Una prof «schiava dei propri impulsi sessuali, per soddisfare i quali è disposta a tutto». E una «saletta» in cui esercitava le pressioni sugli alunni. Fino al gruppo social. L’ordinanza del giudice che l’ha portata in carcere dice che Veronica Sposito «è un’insegnante che, approfittando del proprio ruolo e della inevitabile soggezione di studenti di 12 e 13 anni ha accuratamente selezionato un gruppetto di giovani di suo gradimento e ne ha fatto un gruppo compatto, creando una situazione all’insegna della malsana complicità». L’accusa si basa sulle testimonianze di sette alunni. E sui sequestri delle chat ricavate dai cellulari e di foto ritrovate in casa della professoressa.
Violenza sessuale
La vicenda scuote l’istituto Catello Salvati di Castellammare di Stabia. Comincia con l’aggressione delle mamme a cui i ragazzi avevano raccontato cosa accadeva a scuola durante le ore dell’insegnante di sostegno. E finisce con l’arresto di ieri dopo l’ordinanza della giudice delle indagini preliminari Luisa Crasta, dopo il lavoro della procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso. Alla docente viene contestata anche la violenza sessuale, fa sapere il Mattino: un 12enne è stato costretto a subire un atto sessuale. Ma anche la cosiddetta corruzione sessuale, per il tentativo di imporre condotte morbose al gruppo di alunni «altrimenti vi boccio». Il quotidiano riporta oggi la deposizione di uno studente, che dice di «sperare che quella professoressa vada in carcere», «perché altrimenti quella donna continuerà a fare queste cose».
La prof
La storia scoppia quando la donna decide di denunciare l’uso di sigarette elettroniche in bagno durante le lezioni. Due giorni di sospensione per gli alunni, che alla fine raccontano tutto ai genitori. Parlando anche del locale in cui la prof esercita le sue pressioni nei confronti degli alunni. La docente era titolare del sostegno di un solo alunno. Ma aveva riunito un gruppo di sei. Per dare ufficialmente «ripetizioni» per alunni in difficoltà. Lei, difesa dal penalista Francesco Cappiello, domani sarà davanti al Gip per l’interrogatorio di garanzia. All’epoca si era detta vittima di calunnie e di una trama che voleva denunciare. Ora sarà tutto più difficile.
«A che età hai dato il primo bacio?»
Secondo gli alunni la donna chiedeva: «A che età hai dato il primo bacio?». Poi faceva riferimenti a foto e immagini che mostrava agli alunni. Tra queste anche una che la ritraeva. Gli scatti venivano postati nella chat di gruppo. E quando una alunna le chiedeva il motivo dell’inserimento rispondeva che serviva a raccontarsi delle «zozzerie». Dopo la sospensione uno degli alunni si sfoga con il docente di matematica: «Quella prima ci fa vedere i film porno, poi se la prende per le sigarette elettroniche». E la storia scoppia.
Le mamme
Intanto con Repubblica parla una delle mamme coinvolte: «In quanti ci chiederanno scusa? Ci hanno definite camorriste, trattate come bestie, invece, quello che denunciavamo era tutto vero». E poi: «Voglio tornare a casa e stappare una bottiglia di champagne. Voglio festeggiare. Dopo mesi di amarezze e rabbia ce la meritiamo. Abbiamo sofferto molto per non essere credute, sbattevamo contro un muro di gomma. Ci hanno etichettato come camorriste, come bugiarde, ma la verità sta venendo alla luce». Secondo lei non la credevano «perché siamo di Scanzano e gli abitanti di qui sono etichettati come camorristi e non è giusto. Abbiamo chiesto aiuto, ma siamo rimaste sole. Se la preside ci avesse ascoltate avrebbe capito che era tutto vero. E invece ha pensato solo a difendere l’insegnante. L’aggressione, a cui non ho preso parte, è stato un errore, ma capisco l’esasperazione per non essere credute».
Il figlio
Suo figlio, dice, «è un ragazzo speciale con tante fragilità. Questa esperienza ha lasciato il segno e tutto è diventato più difficile. Adesso capisco il suo nervosismo, il fatto che non dormiva. Ora sta iniziando a metabolizzare. Ma restano gli incubi: in piena notte lo trovo in cucina seduto a tavola oppure al centro del letto con gli occhi sbarrati. Mi dice che la sogna ancora. Prima era nervoso, ma non parlava, negava lo schifo che stava subendo in un luogo dove invece doveva essere tutelato. Quando ha iniziato a raccontare quello che avveniva non gli credevano. Ma è possibile? “Mamma perché non mi credono?” ripeteva».
Ora vuole solo «che i responsabili paghino, non solo la docente, ma anche chi non è intervenuto. Solo così si potrà ricostruire un rapporto di fiducia e ripartire dalle tante brave insegnanti che lavorano alla Salvati. Noi avevamo affidato alla scuola i nostri figli. Quel mostro, solo così posso definirla, si è approfittato di un ragazzino fragile. Lui e gli altri sono i primi a dovere ricevere le scuse. Hanno il diritto di tornare a vivere un’infanzia che gli è stata strappata. Spero che possano di nuovo sentirsi al sicuro».