Corea del Sud, arrestato il presidente Yoon
Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol è in arresto. Lo ha riferito l’agenzia dell’anticorruzione (Cio) di Seul. Si tratta del primo presidente in carica – sia pure sospeso dalle sue funzioni a causa della procedura di impeachment in corso – nella storia della Corea del Sud a finire in manette. «Lo Stato di diritto in Corea del Sud è completamente crollato», ha commentato lo stesso Yoon. I suoi avvocati ieri avevano fatto sapere che il presidente deposto aveva accettato di comparire spontaneamente davanti ai giudici per farsi interrogare. Il mese scorso il tentativo di arrestarlo fallì. Yoon ha potuto registrare un videomessaggio di tre minuti dopo l’arresto.
Il videomessaggio
Nel filmato il presidente dice che l’inchiesta a suo carico è illegale, ma che non si è voluto opporre all’arresto per evitare un bagno di sangue. Uno corteo di vetture lo ha scortato negli uffici del Cio per l’interrogatorio. L’irruzione in casa è scattata dopo l’esame della sua destituzione da parte della Corte Costituzionale. Il motivo è il tentativo fallito di imporre la legge marziale nel paese. Ora la Corte ha tempo fino a metà giugno per confermare o annullare la mozione dell’Assemblea Nazionale che ha portato alla destituzione del presidente.
L’opposizione
Per il Partito democratico sudcoreano, la principale forza d’opposizione, l’arresto del deposto presidente Yoon Suk-Yeol «è il primo passo verso il ripristino dell’ordine costituzionale, della democrazia e dello Stato di diritto. Anche se tardivo, è davvero un bene che si possa confermare che l’autorità pubblica e la giustizia in Corea del Sud sono ancora vive», ha dichiarato il capogruppo Park Chan-dae a una riunione del partito. Da più di un mese in Corea del Sud si svolgevano regolarmente manifestazioni dell’opposizione per chiedere l’arresto e le dimissioni del presidente. Nel frattempo è iniziato il suo interrogatorio.