Gaza, vicino l’accordo per un cessate il fuoco. Media Usa: «C’è il sì di Hamas»
La tregua a Gaza è a un passo. L’accordo per un cessate il fuoco che consentirà la liberazione di decine di ostaggi israeliani in cambio di centinaia di detenuti palestinesi sarebbe stato approvato «in linea di principio» dal leader de facto di Hamas sulla Striscia, Muhammad Sinwar, fratello del defunto Yahya. Lo scrive il Wall Street Journal. Mentre ieri, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – incontrando il Forum delle famiglie – ha dato di fatto per scontata l’intesa. «Israele controllerà attentamente il rispetto dell’accordo da parte di Hamas e ogni violazione sarà contrastata con una risposta mai vista prima dal movimento islamista», ha detto, citato dai media di Tel Aviv. Dopo l’ennesima notte di negoziati aperti in Qatar, mancherebbero pochi «dettagli». Una delle questioni principali che deve ancora essere definita sono i parametri esatti del ritiro delle Idf da Gaza, scrive il Times of Israel. Due funzionari ipotizzano sul giornale israeliano che un accordo verrà annunciato oggi, mercoledì 15 gennaio, o giovedì 16 sotto forma di una dichiarazione congiunta di Stati Uniti, Qatar ed Egitto, che hanno svolto il ruolo di mediatori tra Israele e Hamas.
Cosa prevede l’accordo
L’accordo prevede una tregua prolungata in tre fasi. Nella prima, che dovrebbe durare sei settimane (42 giorni), Hamas libererebbe 33 ostaggi. Ovvero donne, bambini, anziani e altri civili feriti o malati, ma anche 5 soldatesse. In cambio, Israele accetterebbe di sospendere le attività militari, avviare il ritiro dell’Idf dalle città della Striscia, molte delle quali rase al suolo dai bombardamenti delle truppe israeliane, e di liberare centinaia di detenuti palestinesi. A Gaza, stando all’accordo, entrerebbero anche volumi accresciuti di aiuti umanitari (600 camion al giorno). Nella seconda fase dell’accordo l’esercito dovrebbe completare il ritiro da Gaza in cambio del rilascio da parte di Hamas di tutti gli altri ostaggi. Ma i dettagli sull’implementazione di questa seconda fase verrebbero discussi solo a partire dal 16esimo giorno dal cessate il fuoco, lasciando un notevole margine d’incertezza. Se tutto funzionerà, nella terza fase dell’accordo si affronterebbe il nodo – delicatissimo – del futuro governo della Striscia di Gaza, incluso il destino dei capi di Hamas.
Anp: «Inaccettabile che qualcuno amministri Gaza tranne noi»
Il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese Mohammad Mustafa, durante la sua visita in Norvegia, ha affermato che «non sarà accettabile» che in futuro la Striscia di Gaza venga amministrata da nessun’altra entità diversa dall’Anp. La Norvegia è uno dei tre Paesi europei che hanno formalmente riconosciuto lo Stato palestinese a maggio. «Mentre aspettiamo il cessate il fuoco, è importante sottolineare che non sarà accettabile che nessuna entità governi la Striscia di Gaza se non la legittima leadership palestinese e il governo dello Stato di Palestina», ha detto Mustafa, aggiungendo che «qualsiasi tentativo di consolidare la separazione tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, o di creare entità transitorie, sarà respinto».
Foto copertina: ANSA / MOHAMMED SABER