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I ristoranti romani e il nuovo Codice della Strada: «Qua nun beve più nessuno. Che dovemo fa’, n’altro Covid?»

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Il grido di dolore dei titolari: «Le persone sono state terrorizzate. Hanno detto che se magnano un Mon Chéri je ritirano la patente»

Nei ristoranti romani «non beve più nessuno. Alla politica e anche all’informazione dico: che dovemo fa’, n’altro Covid?». A parlare è Carlo Muzi, proprietario della pizzeria La Montecarlo. Fondatore e titolare, è uno degli imprenditori della ristorazione che oggi si sfogano sul Fatto Quotidiano per gli effetti del nuovo Codice della Strada. Anche se non ha alcun ritocco al ribasso ai limiti di alcol per guidare. Eppure il messaggio che è passato è proprio quello: «Le persone sono state terrorizzate. Hanno detto che se magnano un Mon Chéri je ritirano la patente. Ormai non vendo più neanche le birre piccole: non c’è la stessa spensieratezza di prima».

Mon Chéri vietato

Anche Roberta Pepi, titolare di Da Robertino nel Rione Monti, dice che il problema è l’errata comunicazione sul Codice della Strada: «L’unica stretta che c’è stata è quella delle sanzioni. Ma la percezione delle persone ora è diversa». Secondo lei «la politica ha eletto l’enogastronomia a nemico della sicurezza quando il problema vero è l’utilizzo del telefonino». E racconta: «Dal 14 dicembre (giorno dell’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, ndr) sono stata subissata di visite di rappresentanti di vini dealcolizzati. Ma già questa definizione è impropria: quello non è un ‘vino’, non si può definire tale. È semmai una bevanda analcolica. Un altro prodotto. Il rischio è di distruggere un settore».

La contrazione e gli incidenti mortali

Simone Trabalza, uno dei nipoti di Elena Fabrizi, meglio nota come Sora Lella, gestisce il suo locale sull’Isola Tiberina. «Una contrazione c’è stata. C’è chi non beve anche se non è cambiato nulla. Si lavora molto di più con la mescita (dunque al bicchiere, ndr). Però va anche detto che ci sono troppi incidenti mortali, bisogna dare delle regole. Purtroppo per colpa di qualcuno paghiamo tutti», racconta. Su viale Trastevere c’è invece il Treefolk’s Pub: «Abbiamo perso circa il 30% di incasso settimanale. Nei primi tre giorni non si è visto quasi nessuno. Abbiamo notato che i clienti non li abbiamo persi, ma si concentrano tutti in alcuni giorni della settimana. Per noi però, avendo un locale grande, questo è un problema. Le persone hanno paura anche delle birre di bassa gradazione», spiega il gestore Luca.

La paura del ritiro della patente

Secondo Luca le criticità ci sono anche per chi lavora. «Io vivo in periferia, alcuni miei colleghi anche fuori Roma. Per lavoro dobbiamo assaggiare spesso. Ma è chiaro che non possiamo permetterci di farci ritirare la patente». Anche Vicino Enoteca nel quartiere San Giovanni ha riscontrato una contrazione: «La diminuzione rispetto al dicembre 2023 c’è stata anche se non siamo ancora in grado di dire se dipende dalla nuova legge. Tra i clienti c’è preoccupazione, certo. Per fortuna i nostri sono più legati alla zona, molti vengono a piedi o comunque si organizzano per tragitti brevi».

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