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Educazione affettiva alle medie, il piano del Campidoglio scatena la polemica: «Insegnate ai nostri figli come cambiare genere e sesso»

15 Gennaio 2025 - 22:01 Ygnazia Cigna
educazione sessuale scuole medie roma
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L'ira di Lega, FdI e Pro Vita dopo la presentazione del bando da 420mila euro. Ma Gualtieri interviene: «Dobbiamo aiutare i ragazzi alla consapevolezza»

Il Campidoglio ha lanciato un bando da 420 mila euro per finanziare progetti di educazione affettiva nelle scuole medie di Roma. L’obiettivo è prevenire la violenza e la discriminazione basate su genere e orientamento sessuale, promuovere la parità di genere e insegnare a ragazze e ragazzi a gestire le emozioni. Presentato dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il bando prevede la selezione di 15 progetti, uno per ogni Municipio, da attuare negli anni scolastici 2024-2025 e 2025-2026. I progetti saranno realizzati durante l’orario scolastico, coinvolgendo docenti e famiglie. «Dobbiamo aiutare i ragazzi a crescere in modo consapevole», ha dichiarato il sindaco. Il progetto è stato ideato e promosso dall’assessora alla Scuola Claudia Pratelli, affiancata dalla coordinatrice dell’ufficio Diritti Lgbtqia+ Marilena Grassadonia. Eppure, quello che è stato presentato come un passo avanti per l’inclusività e la sensibilizzazione, è diventato presto terreno di scontro politico.

Lo scontro: «Ideologia gender nelle scuole»

La destra non ha tardato a scagliarsi contro l’iniziativa, accusando il Campidoglio di voler imporre «un’ideologia» che non rispecchia i valori tradizionali delle famiglie italiane. La Lega ha parlato apertamente di «uno spreco di denaro pubblico per imporre una visione ideologica», sostenendo che con questa mossa si vorrebbe, in qualche modo, sostituire il ruolo educativo delle famiglie. Per Fratelli d’Italia, invece, il progetto dovrebbe essere approvato solo con il consenso esplicito dei genitori perché, come dichiarato, è «inaccettabile che siano le istituzioni a insegnare ai figli ciò che spetta solo alle famiglie». E se il dibattito politico è già acceso, quello sociale non è da meno. La polemica ha infatti trovato voce nel fronte ultra conservatore rappresentato Pro Vita & Famiglia che, ancora una volta, ha puntato il dito contro la fantomatica «ideologia gender». Già al solo annuncio del progetto, l’associazione ha sollevato un polverone sull’eventualità di «associazioni Lgbt+ e collettivi trans-femministi» che, a loro dire, potrebbero «insegnare ai nostri figli a cambiare sesso o a credere che esistano infiniti generi».

«La conta dei femminicidi ci impone una responsabilità»

Nonostante rischi di restare intrappolato nel fuoco incrociato del dibattito politico, il progetto resta, per ora. «È la scuola il primo luogo in cui promuovere un’educazione all’affettività e alle differenze, che sia veicolo laico di quella cultura del consenso che è elemento imprescindibile per la costruzione di relazioni sane e condivise», spiega Grassadonia. «La conta dei femminicidi, della discriminazione e violenza sul genere e l’orientamento sessuale ci restituisce una responsabilità importante come amministrazione. Oggi ancora non c’è nelle scuole l’educazione sessuo-affettiva nonostante ce ne sia grande bisogno». Lo scontro arriva poche settimane dopo che il governo Meloni ha fatto retromarcia su una misura inizialmente destinata all’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, dirottando i 500 milioni di euro previsti in legge di bilancio in attività di prevenzione all’infertilità.

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