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Scudo penale per la polizia, l’idea di un registro dei «non indagati». Nordio: «No al marchio di infamia per gli agenti»

15 Gennaio 2025 - 14:24 Sara Menafra
Il ministro: «Non è uno scudo penale, né una immunità». Il testo pronto entro la settimana, viaggerà su una corsia preferenziale

Il testo del cosiddetto scudo per gli agenti di pubblica sicurezza che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni (per ogni tipo di reato, omicidio compreso e certamente per le lesioni conseguenti agli scontri in piazza) arriverà entro 48 ore. Lo assicurano gli uffici legali e giuridici del ministero della Giustizia come quelli di palazzo Chigi, impegnati notte e giorno – cosi fanno sapere – per elaborare una bozza che dia maggiori garanzie ai poliziotti senza incorrere nelle ire del Qurinale. Una volta partorita la bozza, sara affidata ad un ddl con «corsia preferenziale». No ad un decreto legge dunque, perché non ci sono le caratteristiche di necessità e urgenza. No anche all’emendamento specifico nel ddl sicurezza per non rallentarlo ulteriormente, visto che la discussione al Senato procede abbastanza speditamente. 

Le dichiarazioni di Nordio

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Il testo, però, arriverà celermente, come assicura lo stesso ministro Carlo Nordio a margine della discussione in aula alla Camera sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. «Bisogna intervenire su una distonia che trasforma l’iscrizione nel registro degli indagati in un marchio di infamia, talvolta precludendo l’accesso a cariche pubbliche e promozioni. Stiamo studiando una riforma procedurale che coniughi il diritto alle garanzie, senza esporre all’iscrizione e all’invio dell’informazione collegata a questa». In ogni caso, conclude Nordio, «non è uno scudo, semmai un filtro, in ogni caso non una garanzia di impunità».

Le ipotesi allo studio

Sulla forme da scegliere il confronto è aperto. Una ipotesi è che sia creato un terzo registro delle notizie di reato. Se oggi esistono quello delle notizie di reato relative a «noti» (e quindi iscritti con nome e cognome) e quello dei reati di ignoti, potrebbe essere creato un terzo registro dei «noti ma non indagati», che permetta le indagini, anche a tutela dell’agente di pubblica sicurezza, ma non lo consideri iscritto con una vera e propria accusa. C’è poi l’ipotesi di concedere agli agenti delle garanzie funzionali paragonabili a quelli degli 007, o, ancora, riesumare una parte del codice Rocco, scritto nel 1930, che rafforzava la presunzione di innocenza per i pubblici ufficiali. La prima ipotesi al momento sembra la più solida, anche perché non bloccherebbe le indagini. Ma per avere il testo bisognerà aspettare ancora, almeno, un paio di giorni.

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