Torino, 66 studenti stranieri in un appartamento (ma solo sulla carta): la truffa degli affitti per la borsa di studio
Spinti dalla discriminazione e da alcuni proprietari senza scrupoli, a Torino decine di studenti hanno firmato contratti d’affitto fasulli, potendo ricevere borse di studio che altrimenti non sarebbero state elargite. È una truffa da mezzo milione di euro quella che emerge dall’inchiesta della Guardia di Finanza nel capoluogo piemontese. I primi indizi che hanno portato all’operazione Fake Home sono arrivati da alcune chat su Telegram segnalate da un esposto anonimo. «Ho sentito da alcuni ragazzi che
usano contratti falsi e continuano a ricevere soldi da Edisu», si legge in una delle conversazioni. Nella stessa chat un altro messaggio sospetto: «Qualcuno ha bisogno di un contratto utile per Edisu? Non la casa, solo il contratto, scrivetemi in privato. Due o tre contratti sono disponibili».
Il proprietario e i contratti falsi
L’operazione coinvolge 80 studenti stranieri, un proprietario italiano di un alloggio, un intermediario e un 37enne di origine ucraina che ha stipulato 66 contratti contemporaneamente in appena quattro immobili. Numeri e dimensioni hanno messo in allarme le forze dell’ordine, che hanno rilevato quelle che appaiono come irregolarità volte a truffare l’ente per il diritto allo studio della Regione Piemonte. Infatti, gli studenti, potendo dimostrare di avere un contratto di affitto oneroso, ricevevano dall’Edisu una borsa di studio, mentre il proprietario e i suoi complici, secondo le ricostruzioni, si ingrossavano le tasche con i canoni d’affitto paganti in nero dai ragazzi. Secondo l’indagine, ammontano 513 mila euro le borse di studio ricevute indebitamente. I contratti venivano registrati e poi annullati all’Agenzia delle Entrate.
La discriminazione: «Nessuno affitta a pakistani e iraniani»
Degli studenti coinvolti nelle indagini, principalmente di nazionalità iraniana, pakistana, e indiana figli di famiglie in regola, in Italia con regolare visto, 35 hanno fatto ricorso al Tar. I denunciati sono 23 e dovranno restituire le borse di studio ricevute, riporta l’edizione torinese di Repubblica. «Al nostro arrivo — raccontano — abbiamo incontrato un mercato immobiliare duro e discriminatorio. Molti proprietari si sono rifiutati di affittare le loro proprietà a studenti stranieri, soprattutto a iraniani, lasciandoci con opzioni limitate e spesso inaffidabili. Questa discriminazione sistemica ha costretto molti di noi a stipulare contratti in nero». «Alcune persone – hanno aggiunto gli studenti – hanno approfittato della nostra situazione, prendendo i nostri soldi senza fornire in cambio alcun alloggio».