Chiara Petrolini torna nella casa dove sono stati trovati i neonati seppelliti. Dissequestrata la villetta di Traversetolo
È tornata nei giorni scorsi nella casa al centro delle indagini Chiara Petrolini, la studentessa 21enne di Parma sotto inchiesta con l’accusa di aver seppellito e ucciso due neonati da lei partoriti a un anno di distanza l’uno dall’altro nel giardino della villetta di famiglia a Vignale di Traversetolo (Parma). A dare la notizia è la Gazzetta di Parma riportando che la casa non è più sottoposta a sequestro dall’inizio dello scorso dicembre. La giovane trascorrerà nella dimora gli arresti domiciliari almeno fino alla decisione della Cassazione, che dovrà esprimersi sul ricorso presentato dal suo avvocato, Nicola Tria, contro la misura cautelare in carcere stabilita dal Tribunale del Riesame di Bologna lo scorso ottobre. «Lucida e pericolosa», l’avevano definita i giudici. L’autorizzazione è arrivata dal gip Luca Agostini, su richiesta del legale della 21enne.
I neonati sepolti e ritrovati
La villetta era stata posta sotto sequestro mesi dopo la drammatica scoperta avvenuta il 9 agosto, quando la nonna della ragazza aveva rinvenuto il corpo di un neonato dissepolto dai cani di famiglia. Successivamente, il 7 settembre 2024, le autorità hanno individuato i resti di un altro bambino, rivelatosi il primogenito. I piccoli, secondo le indagini, sarebbero stati partoriti da Chiara a maggio 2023 e agosto 2024. La giovane sostiene che almeno uno dei piccoli, il secondogenito, fosse già morto quando li ha seppelliti, ma gli esami sui corpicini di entrambi i neonati suggeriscono che potrebbero essere stati sepolti ancora vivi.
«I domiciliari a Chiara Petrolini non bastano»
Le indagini hanno ricostruito un profilo freddo e disturbato della giovane, che non avrebbe mai preso in considerazione di tenere i bambini. Dopo la scoperta, Chiara aveva lasciato la villetta per trasferirsi con i genitori in un appartamento a Parma, ma ora la giovane si trova nuovamente nella casa di Vignale. Il Tribunale aveva accolto l’appello della Procura di Parma, che ritiene insufficienti i domiciliari presso la famiglia, segnalando il rischio di reiterazione del reato. Tuttavia, dopo il ricorso l’esecuzione della custodia in carcere rimane sospesa fino alla pronuncia definitiva della Cassazione.