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Il 2025 sarà un anno record per il nucleare: «La Cina potrebbe superare Ue e Usa» – Il report

16 Gennaio 2025 - 12:49 Gianluca Brambilla
nucleare ritorno report iea
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Il report dell'Agenzia internazionale dell'energia certifica il ritorno in auge dell'atomo, ma mette in guardia anche dai rischi: «L'uranio è nelle mani di pochissimi Paesi»

C’è spazio anche per il nucleare nella transizione energetica che le economie di tutto il mondo stanno portando avanti per accantonare una volta per tutte – e nel più breve tempo possibile – l’uso dei combustibili fossili, principali responsabili della crisi climatica. A consacrare il ritorno dell’energia atomica al centro del palcoscenico è l’Agenzia internazionale dell’energia, massima autorità in materia, che nel suo ultimo report parla di «una nuova era» per il nucleare. Secondo la Iea, «il rinnovato slancio» dietro l’energia atomica permetterà alle centrali nucleari di generare nel 2025 un livello record di elettricità.

Il ruolo del nucleare nella lotta ai cambiamenti climatici

Le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia per il 2050, anno in cui si auspica che le economie di tutto il mondo riescano ad azzerare le emissioni nette di gas serra nell’atmosfera, dicono che saranno soprattutto le fonti rinnovabili – in primis, eolico e solare – a soddisfare la domanda di energia elettrica. Il 10% della produzione potrebbe arrivare però proprio dal nucleare, che a differenza delle rinnovabili non è «intermittente». In altre parole, l’elettricità da generare può essere programmabile a priori e non è vincolata a fattori esterni, come la presenza di sole o vento. Per diversi anni, in seguito soprattutto agli incidenti di Chernobyl nel 1986 e di Fukushima nel 2011, il nucleare è finito in disgrazia, con diversi governi che hanno deciso di smantellare progressivamente le centrali ancora in funzione. È il caso della Germania, che nel 2023 ha spento gli ultimi reattori e ha voltato definitivamente pagina dicendo addio all’energia atomica.

Il boom di nuovi progetti nel mondo

Da qualche anno a questa parte, l’energia nucleare è riuscita a tornare sotto i riflettori del dibattito pubblico, grazie anche alle promesse di efficienza dei reattori di quarta generazione e alla necessità di accelerare la transizione energetica verso fonti pulite e a zero emissioni. La Iea stima che oggi il nucleare copre circa il 10% della produzione globale di elettricità. Si tratta della seconda percentuale più alta tra le fonti a basse emissioni, dietro l’idroelettrico. Ma ciò che colpisce del report della Iea sono più che altro le prospettive di sviluppo del settore per i prossimi anni. «Più di 70 gigawatt di nuova capacità nucleare sono in costruzione a livello globale, uno dei livelli più altri degli ultimi 30 anni, e più di 40 Paesi nel mondo stanno pianificando di espandere il ruolo del nucleare nei loro sistemi», ha spiegato Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea. A trainare lo sviluppo dell’energia atomica è soprattutto la Cina, che secondo le previsioni potrebbe scalzare Stati Uniti ed Europa e diventare il primo Paese per capacità nucleare già prima del 2030.

Gli ostacoli al ritorno del nucleare

Dietro il rinnovato entusiasmo per l’energia atomica, avverte la Iea, restano una serie di questioni con cui bisogna fare i conti. Il primo problema riguarda i costi iniziali, ancora molto elevati, dei progetti di costruzione delle centrali. Per far sì che l’energia atomica cresca davvero, «l’investimento annuale dovrebbe raggiungere 120 miliardi di dollari entro il 2030», stima l’Agenzia internazionale per l’energia, che invita i governi a mettere a punto politiche efficaci e in grado di stimolare gli investimenti dei privati. C’è poi una seconda grana che rischia di ostacolare il ritorno del nucleare: i sistematici ritardi che si registrano in molti cantieri in giro per il mondo, con i tempi di costruzione delle centrali che spesso si protraggono ben oltre le promesse fatte in fase di progettazione. Infine, c’è da fare i conti con le criticità nella catena di fornitura. La produzione e l’arricchimento dell’uranio, il combustibile che fa funzionare i reattori, sono concentrati nelle mani di pochissimi Paesi. «Più del 99% delle attività di arricchimento dell’uranio avviene in quattro Stati, con la Russia che da sola detiene il 40% della capacità globale», avverte ancora Fatih Birol.

Quali sono i piani dell’Italia sul nucleare

Il report dell’Agenzia internazionale dell’energia sulla «nuova era del nucleare» arriva proprio mentre in Italia l’energia atomica si appresta a tornare sotto i riflettori del dibattito pubblico. Entro fine gennaio il governo presenterà infatti una proposta di legge quadro, che dovrebbe regolare il reinserimento del nucleare nel mix energetico italiano, anche attraverso la costituzione di un’agenzia di controllo. Il tema, in ogni caso, resta oggetto di scontri e discussioni anche tra i diversi partiti della maggioranza, con Lega e Forza Italia che spingono sulla costruzione di nuove centrali mentre Fratelli d’Italia mostra qualche scetticismo in merito. Tra i banchi delle opposizioni, Movimento 5 Stelle e Partito democratico sono contrari al ritorno del nucleare in Italia, così come Alleanza Verdi-Sinistra. Diversa la posizione di Azione, con Carlo Calenda che in questi giorni ha presentato una propria proposta di legge sull’energia atomica e ha accusato il governo Meloni di ambiguità e indecisione.

In copertina: La centrale nucleare non in attività di Middletown, in Pennsylvania, 10 ottobre 2024 (EPA/Jim Lo Scalzo)

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