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Tregua a Gaza, via libera da Israele: «Da domenica liberi i primi ostaggi». Netanyahu: «Se Hamas non rispetta gli accordi la guerra riprenderà»

17 Gennaio 2025 - 14:27 Alba Romano
Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu
Il gabinetto di sicurezza di Tel Aviv raccomanda il sì al piano firmato a Doha. Atteso il voto del governo, nonostante le dimissioni di Ben Gvir

I negoziatori di Israele, Hamas, Stati Uniti e Qatar hanno firmato ufficialmente nella notte tra giovedì e venerdì a Doha l’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che prevede il rilascio degli ostaggi israeliani e la scarcerazione dei detenuti palestinesi. La questione dei rapiti nelle mani del partito-milizia – stando ai media di Tel Aviv – è stata risolta nella serata di giovedì. Venerdì il premier Benjamin Netanyahu ha quindi convocato il gabinetto di sicurezza, che ha «raccomandato al governo di approvare il piano». Nelle prossime ore si riunirà quindi il governo israeliano al completo per il sì definitivo. Anche se il ministro della Sicurezza nazionale, il falco Itamar Ben-Gvir ha annunciato che si dimetterà e che farà uscire il suo partito Otzma Yehudit dalla coalizione in dissenso con la svolta: «Amo il primo ministro Netanyahu e mi assicurerò che continui ad essere premier, ma me ne andrò perché l’accordo firmato è disastroso», ha scritto su X. Per tentare di arginare la rivolta dell’ultradestra (a minacciare di rompere è anche il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich) Netanyahu ribadisce però di tenersi pronto a riprendere la guerra se Hamas non dovesse rispettare il tragitto previsto dall’intesa. Israele «ha ricevuto garanzie inequivocabili da entrambi i presidenti Usa, sia Biden che Trump, che se i negoziati sulla fase due dell’accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l’Idf tornerà a combattere intensamente a Gaza con il sostegno degli Stati Uniti», ha detto il premier alla riunione del gabinetto.

Cosa succede ora

Tecnicamente, da parte Usa la firma all’accordo è stata apposta da Brett McGurk, principale consigliere del presidente Joe Biden per il Medio Oriente. Al raggiungimento ha lavorato anche l’inviato di Trump per quell’area Steve Witkoff. I due hanno lavorato fianco a fianco nelle ultime settimane. Dopo il sì del governo, ci si attende che l’intesa entri in vigore a partire da domenica. Lo ha confermato lo stesso ufficio di Netanyahu stamattina: «Soggetto all’approvazione del gabinetto e del governo, e all’entrata in vigore dell’accordo, il rilascio degli ostaggi potrebbe realizzarsi secondo il piano stabilito, con la possibilità che gli ostaggi vengano liberati già domenica». L’orario prefissato è quello delle ore 12.15 locali (le 11.15 in Italia) di domenica 19 dicembre. econdo quanto riferiscono i media israeliani, il rilascio dei primi ostaggi, di tre donne civili, avverrà domenica alle 16, ora locale.

Chi saranno i (presunti) 33 ostaggi israeliani liberati

La lista dei probabili 33 ostaggi che saranno rilasciati da Hamas durante la prima fase dell’accordo, che non indicale condizioni dei rapiti, circola da questa mattina sui media locali. Israele ritiene che la maggior parte di loro siano vivi. Tra i primi ad essere rilasciati ci sarebbero le donne rapite dai kibbutz e al festival di Nova: Romi Gonen, Emili Demari, Arbel Yehud, Doron Steinbrecher, nonché Shiri Bibas e i suoi figli Ariel e Kfir. Successivamente, secondo il piano, saranno liberate le cinque soldatesse Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Galbo e Naama Levi. La lista include anche 10 uomini di età compresa tra i 50 e gli 85 anni: Ohad Ben Ami, Gidi Moses, Keith Sigal, Ofer Calderon, Eliyahu Sharabi, Itzik Elgart, Shlomo Mancer, Ohad Yahalomi, Oded Lipschitz e Tzachi Idan. Inoltre, dovrebbero essere rilasciati nella prima fase dell’accordo altri nove ostaggi, tra cui feriti e malati – Yarden Bibas (il padre dei due bambini), Shagai Dekel Chen, Yair Horn, Omer Venkert, Aleksandr Tropnov, Eliya Cohen, Or Levy, Tal Shoham e Omer Shem Tov – così come Avra Mengistu e Hisham Shaaban al-Said, che sono prigionieri a Gaza già da dieci anni.

La scarcerazione dei detenuti palestinesi

L’accordo prevede che in totale, per i primi cinque ostaggi civili e i due bambini Bibas, vengano scarcerati 210 detenuti minori e donne palestinesi. Per le cinque soldatesse saranno liberati 150 ergastolani palestinesi e altri 100 detenuti. Per nove rapiti malati e feriti verranno rilasciati 110 ergastolani. Per 10 rapiti adulti verranno rilasciati 30 ergastolani e altri 270 detenuti. Per Mengistu e Sayed, in ostaggio da dieci anni a Gaza, verranno rilasciati 60 prigionieri e altri 47 liberati nell’accordo di Shalit del 2011 che sono stati nuovamente incarcerati. Inoltre, verranno rilasciati 1.000 palestinesi arrestati dall’8 ottobre 2023 ma che non hanno partecipato al massacro.

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