Femminista radicale anti gender e contro la maternità surrogata: chi è Marina Terragni, la nuova Garante per l’Infanzia
La giornalista e scrittrice Marina Terragni ha assunto il ruolo di Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, portando con sé un bagaglio di esperienze e polemiche che promettono di far discutere. Nominata dai presidenti del Senato e della Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, la giornalista milanese prende il posto di Carla Garlatti, ex presidente del Tribunale per i Minorenni di Trieste, aprendo un capitolo nuovo e, forse, controverso. Firma di rilievo per il Corriere della Sera e Il Foglio, Terragni si è guadagnata una reputazione che non lascia spazio alla neutralità. Femminista radicale «fino al midollo» – come ama definirsi – è un’accanita critica delle «teorie gender», della maternità surrogata e dei farmaci bloccanti della pubertà.
«Gli uomini ci rubano tutto»
Fa parte di quella corrente del femminismo nota anche come «Terf – femminismo radicale transescludente» che esclude le donne transgender dalla propria definizione di femminismo, considerando il genere esclusivamente come una questione biologica. Di recente, è stata anche presidente del Gender Equality Advisory Council del G7 nel 2024.Terragni non è nuova alle battaglie culturali. Tra le sue opere più note c’è Temporary Mother: Utero in affitto e mercato dei figli, un pamphlet feroce contro la gestazione per altri, che definisce un vero e proprio «mercato» del corpo. «Chi è una madre surrogata, se non una madre?», si chiede retoricamente l’autrice.
«Perché si pretende che scompaia dopo aver portato a termine il suo biolavoro? Si può affittare il proprio corpo e mettere in vendita un essere umano?», sono le domande che l’autrice mira a rispondere. Le sue idee radical-femministe si sono poi consolidate con la pubblicazione di libri come Gli uomini ci rubano tutto, testo che rivendica un femminismo non negoziabile: «Non chiede pari opportunità, non elemosina porti, non si compiace del vittimismo». Terragni crede unicamente nell’identità biologica delle donne come punto cardine di un discorso politico che si oppone all’inclusività verso le persone transgender.
«I bambini trans non esistono»
Terragni si è schierata più volte e con forza contro l’inclusione delle donne transgender negli sport femminili, sostenendo il movimento Save Women’s Sports. In un’intervista ha affermato senza mezzi termini che «i bambini trans non esistono». Ma sono molti gli episodi che hanno fatto storcere il naso al mondo femminista, di cui lei stessa si definisce parte. Celebre è il post su Facebook in cui definì lo stupro come una partecipazione al «progetto omosessuale di sottomissione delle donne» – salvo poi tentare di mettere una toppa, precisando che con omosessuale intendeva «maschile» e non gay.
Una nomina che fa già discutere
Ora, con la nomina a Garante, Terragni si trova di fronte a una sfida ben più ampia e complessa: rappresentare e proteggere i diritti di bambini e adolescenti in un paese profondamente diviso su questioni come il genere e l’educazione sessuale. Se il suo mandato seguirà la linea tracciata dalle sue battaglie passate, c’è da aspettarsi un approccio conservatore, intriso di ideologia e deciso a mettere al centro la differenza biologica come fondamento dell’identità. Critici e sostenitori si preparano al confronto. Da un lato, chi vede nella sua figura una paladina della tradizione e della biologia; dall’altro, chi teme che la sua visione escludente possa tradursi in politiche che lasciano ai margini le minoranze già fragili.
«È da sempre contraria e ostile al percorso di affermazione di genere delle persone trans più piccole. Quale sarà la sorte dei diritti della giovane popolazione trans?», si chiede sui social l’avvocata Roberta Parigiani, portavoce del Movimento Identità Trans, nonché figura con cui la stessa Terragni si è scontrata nei dibattiti televisivi. «Le uniche volte in cui ha preso posizione sui temi dell’infanzia è per sgretolarne i diritti. Per minare e cancellare i diritti dei figli di coppie omogenitoriali, di figli di coppie che ricorrono a gpa, di adolescenti transgender. È lei che ha le competenze per tutelare l’infanzia?», chiosa.