Mario Maffucci, le memorie del dirigente Rai: «Celentano in tilt in diretta fece ascolti stellari, Vianello a Sanremo voleva una bella e una brutta»
Mario Maffucci, 85 anni, è stato dirigente Rai per 32 anni. Oggi si racconta nel libro “Samurai. Le avventure di un Forrest Gump della tv dietro le quinte del potere” (scritto con Andrea Scarpa, Edizioni Fuoriscena). E in un’intervista al Corriere della Sera rievoca come ha portato Adriano Celentano a fare Fantastico 8: «Serviva un personaggio carismatico come Baudo, ma fuori dallo schema televisivo. E in quel momento Adriano era campione di incassi. Il direttore generale Biagio Agnes osservò: “Ma non sa fare tv”. “Glielo insegno io”». E rievoca la pausa: «Un ammiratore gli urlò: “Adrianooo sei forte!”. Lui si bloccò. Muto. In diretta». Bel guaio . «Da dietro le telecamere mi sbracciai, sperando che si riprendesse. Niente. Così anticipai il blocco pubblicitario. Nella pausa andai a parlargli. “Adriano, ti prego, fai qualcosa”. “Sì, Mario”. Era svuotato, scarico. Lo show ripartì, ma senza ritmo».
Ascolti stellari
Quello non fu l’unico disastro: «Nello spazio pubblicitario dello sponsor, il caffè Splendid, non ricordando più cosa doveva dire, invitò a comprare il Lavazza. A fine puntata gli dissi: “È andata malissimo”». Ma poi gli telefonò Biagio Agnes: «Pensai: “Adesso arriva la mazzata”. Disse: “Ho parlato con Ciriaco”». De Mita. «Mi si gelò il sangue. Invece: “Ha detto che Fantastico gli sembra interessante”». Poi il responso dell’Auditel «Una media di 11 milioni di spettatori con picchi di 13». Qualche puntata dopo Celentano scrisse sulla lavagna «La caccia e contro l’amore», senza accento. «Fu il caos. Il giorno seguente c’era il referendum. E in più invitò i telespettatori a scrivere al capo dello Stato “Io sono il figlio della foca”».
E i problemi legali: «La Rai lo multò di 200 milioni di lire. Finimmo in Tribunale per violazione della legge elettorale. Il procuratore generale della Repubblica, per dimostrare che eravamo a conoscenza delle intenzioni di Adriano, chiese cosa c’era scritto sul “gobbo”. Gli spiegai che Adriano non lo usava. “Da lontano non ci vede”. Fummo assolti».
Il Bagaglino e Sanremo
Altri problemi arrivarono con Biberon del Bagaglino: «I vertici mi convocarono prima del debutto: “Nel copione ci sono delle criticità”. Ovvero l’imitazione del permalosissimo De Mita che parlava con la d al posto della t. E una battuta su Maria Pia Fanfani e i marinai. Proposero di registrare la puntata. Mi opposi, minacciando le dimissioni. E salvai la diretta». De Mita non si arrabbiò: «Capì che avrebbe aumentato la sua popolarità. Andreotti andò addirittura al Salone Margherita e duettò con il suo sosia Oreste Lionello, una serata memorabile». Il Trio Solenghi-Lopez-Marchesini invece fece una gag sull’Iran e creò un incidente diplomatico: «Mesi dopo a una cena Prodi svelò a Tullio: “Quel vostro sketch è stato il più costoso della storia della tv, con quella scusa l’Iran non ci ha pagato un sacco di soldi”».
Bongiorno e Chiambretti
Racconta i 18 anni di Sanremo, di cui gli ultimi quattro da direttore artistico: «Misi insieme Mike Bongiorno con Piero Chiambretti, appeso al soffitto vestito da angioletto. All’inizio Mike non ne voleva sapere, preferiva una formula tradizionale. Lo convinse la moglie Daniela». Poi Raimondo Vianello . «Mi disse: “Baudo aveva la bionda e la bruna, io avrò la bella e la brutta”. Ero perplesso. “Non ti sarà facile trovare una che accetti quella parte”. “Ce l’ho. La brutta sarà la Pivetti. Non quella che sta alla Camera, ma sua sorella, che è pure intelligente”. La bella invece era Eva Herzigová, Vianello era pazzo di lei».
Vianello e Veronica Pivetti
Poi Raimondo Vianello . «Mi disse: “Baudo aveva la bionda e la bruna, io avrò la bella e la brutta”. Ero perplesso. “Non ti sarà facile trovare una che accetti quella parte”. “Ce l’ho. La brutta sarà la Pivetti. Non quella che sta alla Camera, ma sua sorella, che è pure intelligente”. La bella invece era Eva Herzigová, Vianello era pazzo di lei». Tutto risolto . «A tre ore dalla messa in onda mi chiamarono disperati. “Veronica ha una crisi di nervi, non vuole più farlo”. Aveva letto il copione e solo allora aveva capito il suo ruolo. “Raimondo, ma non le avevi detto niente?”. “Beh, in effetti no. Ora vado”. Trovò le parole giuste e la Pivetti salì sul palco».
Benigni e Carrà
Infine, racconta quando nel 1991 Benigni si gettò addosso a Raffaella Carrà a Fantastico 12: «Il giorno dopo mi chiamò il dg Pasquarelli. “Si rende conto? Come è stato possibile?”. “Sa, i comici sono come i bambini, dicono e fanno quello che gli viene in mente”. Si arrabbiò ancora di più. Io invece ero contentissimo: avevo visto gli ascolti».