«Io, fuggita dai testimoni di Geova. I miei genitori facevano orge in casa, poi mi volevano vergine al matrimonio»: la storia di Martina Pucciarelli
«C’è una via di mezzo tra fare orge in casa e costringermi a sposarmi vergine. Invece, loro hanno scelto gli estremi. Hanno immolato me per espiare i loro peccati». È un racconto senza filtri, quello della scrittrice esordiente Martina Pucciarelli nel suo libro Il Dio che hai scelto per me che uscirà il 21 gennaio uscirà per “HarperCollins”. Un romanzo-verità ad alto tasso autobiografico, in cui l’autrice racconta la sua esperienza di vita in una famiglia di testimoni di Geova, da cui è stata “cancellata” dopo aver deciso di scappare, e la sua rinascita. «Una storia di lotta e di libertà. E di amore, in definitiva», lo definisce la stessa scrittrice. La spinta per uscire dal movimento religioso «ha a che fare con la maternità», racconta Pucciarelli al Corriere della Sera. «E riguarda la prima accusa che ho mosso a Dio. Mi ero sposata, i figli non arrivavano. E dicevo a Geova: “Sono sempre stata brava e ubbidiente e ho sempre fatto quello che volevi, ho rinunciato a tante cose per te e una cosa ti chiedo, una cosa voglio, perché non me la dai?”. Ci credevo e all’epoca pensavo che mi stesse punendo per qualcosa che non avevo capito. E poi ho fatto la fecondazione assistita, sempre secondo le regole della comunità, con il seme del marito, ma lì mi sono detta che il figlio non me l’ha dato Dio ma la scienza».
La decisione di uscire dal movimento religioso
La decisione è arrivata «dopo alcune sedute di terapia». «Era il 2014, e io ero al 7° mese, aspettavo il secondo bambino, e sentivo il bisogno di confrontarmi con qualcuno che non fosse della comunità, e la gravidanza mi ha dato la scusa per andare in terapia, che è vista malissimo». Con la nascita del secondo figlio, «sono andata da mio marito e gli ho detto: non mi interessa se i nostri figli non diventano testimoni di Geova… – racconta la scrittrice – Se una volta, al posto di una ragazza, ci portano a casa un ragazzo. Questo è stato il primo distacco. Poi ho fatto richieste più pratiche, a casa va bene niente Natale o Carnevale ma a scuola devono essere come gli altri. Sono uscita per i miei figli, per me non ci sarei riuscita, forse non mi volevo bene abbastanza».
«Mi hanno tolto l’adolescenza»
La cosa più ipocrita che ha subito dalla sua famiglia riguarda il sesso e i suoi genitori. «Avevo capito che mio fratello aveva un altro padre biologico, prima che ce lo dicesse mia nonna e poi mio padre. Ma di recente ho scoperto un’altra cosa sconvolgente: mio fratello maggiore è tornato da Roma perché era morto il suo padre biologico e si è presentato con un plico di lettere di mia madre rivolte a quest’uomo, il suo amante, nei primi anni 80», spiega. Nelle lettere «di mia madre ventenne ho scoperto che lei non aveva amato mio padre e aveva fortemente voluto la nascita di mio fratello da quest’uomo, mentre prima pensavo fosse stato casuale. È poi emerso un aspetto che lei aveva nascosto: era molto libertina, nelle lettere non menziona quasi mai mio padre, mentre parlava di altri uomini, citandoli per nome, con cui voleva fare l’amore». E poi ancora: «Vivevano in uno stile beat generation, una giovinezza di eccessi, mio padre l’ha confessato a mio fratello. Questa era la loro maniera di ribellarsi. Alla fine, si sono auto-puniti… convertendosi. Ho provato rabbia, giustificata, perché c’è una via di mezzo tra fare orge in casa e costringermi a sposarmi vergine. Invece, loro hanno scelto gli estremi. Hanno immolato me per espiare i loro peccati. Dovevano limitarsi a immolare sé stessi. Mi hanno tolto l’adolescenza», conclude.
Foto copertina: INSTAGRAM / MARTINA PUCCIARELLI