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Gaza, i primi tre ostaggi sono arrivati in Israele. Biden: «Hamas non governerà la Striscia» – Foto e video

19 Gennaio 2025 - 17:17 Redazione
ostaggi israele
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La tregua è cominciata alle 10.15 (ora italiana) con tre ore di ritardo. «Sulla Striscia è scesa la quiete, i bombardamenti si sono fermati», riferiscono i residenti

Finalmente, la tregua a Gaza. Il cessate il fuoco è cominciato questa mattina, domenica 19 gennaio, alle 10.15 (ora italiana), con circa tre ore di ritardo rispetto a quanto stabilito dall’intesa raggiunta a Doha. Mentre intorno alle 17.00 sono arrivate in Israele le prime donne liberate da Hamas. In mattinata, l’accordo sembrava sull’orlo di saltare dopo che dai miliziani palestinesi non era ancora arrivata la lista dei nomi degli ostaggi che saranno liberati. A pretendere l’elenco era stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che aveva minacciato di far saltare l’accordo in assenza dei nomi. Poi, la conferma anche da parte del Qatar: «Il cessate il fuoco è cominciato», ha dichiarato in un comunicato il portavoce del ministero degli Esteri, Majed Al-Ansari. Oltre alla tregua iniziale di 42 giorni, l’accordo – mediato da Usa, Egitto e, appunto, Qatar – prevede il rilascio degli ostaggi e la liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi.

I primi tre ostaggi sono tornati in Israele

Secondo i media israeliani, Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher – i primi tre ostaggi liberati da Hamas – hanno lasciato la Striscia di Gaza e, a bordo di auto della Croce Rossa, sono arrivate in Israele. Le tre donne sono state condotte in una delle tre basi militari istituite vicino al confine (una vicino a Re’im, una vicino a Kerem Shalom e una vicino a Erez) per un controllo iniziale e poi in un ospedale. Lì potranno anche riabbracciare finalmente le loro madri. Nel corso dei primi 42 giorni della prima fase, dovrebbero essere rilasciate altri quattro ostaggi il settimo giorno e 26 nelle restanti cinque settimane. Tel Aviv ipotizza che, su 33 ostaggi catturati durante il massacro del 7 ottobre da Hamas, almeno 25 sono vivi. Nelle mani di Hamas in tutto sono 97 le persone tenute in ostaggio.

A Gaza si festeggia la tregua

«Su Gaza è scesa la quiete, i bombardamenti si sono fermati», lo riferiscono residenti della Striscia all’Ansa. Nel frattempo, migliaia di sfollati stanno tornano alle loro case nella Striscia di Gaza dopo l’inizio della tregua: lo hanno constatato i giornalisti della Afp sul posto. Tutti a Gaza «sono felici ma con un po’ di inquietudine per quello che sarà», afferma il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, parlando della nuova situazione della Striscia con l’entrata in vigore della tregua. «Le persone vogliono tornare a casa ma non sanno se ancora in piedi, se c’è un solo muro, se è sicura. Gaza è triturata», riferisce. A Khan Younis, nel sud della regione palestinese, la folla canta e intona slogan, vengono sparati colpi in aria. A migliaia festeggiano a Gaza l’entrata in vigore della tregua questa mattina, con la folla che sfila lungo le strade unendosi agli sfollati che cominciano a rientrare nella Striscia dopo essere fuggiti durante i 15 mesi di guerra.

Biden: «Hamas non governerà la Striscia»

Il presidente americano Joe Biden ha celebrato l’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza. Ma anche sottolineato che «Hamas non governerà più Gaza», specialmente ora che il suo leader è morto e «gli sponsor di Hamas nel Medio oriente sono stati indeboliti da Israele». Il presidente uscente, al suo ultimo giorno alla Casa Bianca, ha anche fatto notare che la sua squadra e quella di Donald Trump «hanno parlato con una sola voce negli ultimi giorni». Un dialogo descritto da Biden come «necessario, efficace e senza precedenti». Il presidente americano ha aggiunto che centinaia di camion di aiuti umanitari stanno entrando nella Striscia e ha rivelato che, pur avendo lavorato «in politica estera per decenni», l’accordo tra Hamas e Israele «è una delle trattative più dure a cui ho mai preso parte».

Tajani in Israele e Palestina «per sostenere la pace»

Sul cessate il fuoco è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che domani – lunedì 20 gennaio – si recherà in Israele e a Ramallah per «dare un chiaro segnale che con la pace e la stabilità dell’intera regione, finisce l’isolamento», ha detto. Secondo il ministro «bisogna capire che il cessate il fuoco, in queste prime fasi, è ancora fragile e bisogna fare il possibile per sostenere le parti. A mano a mano che da un lato aumenterà il flusso di ostaggi che tornerà a casa e dall’altro il flusso degli aiuti alimentari ed energetici, dovremo far crescere la fiducia reciproca e la voglia di porre definitivamente fine al conflitto». E poi ancora: «L’Italia vuole essere anche garante di questa tregua e mi auguro che si possa in futuro anche avere la riunificazione della Palestina, Gaza e Cisgiordania, per poi dar vita, in futuro, ad uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele». Anche Papa Francesco esprime «gratitudine» per l’intesa raggiunta con l’aiuto dei mediatori. «Ringrazio tutte le parti coinvolte in questo importante risultato», ha aggiunto all’Angelus lanciando un appello: «Auspico che quanto è stato concordato venga rispettato subito dalle parti. Auspico che le autorità politiche di entrambi», ha detto ancora il Papa riferendosi a Israele e Palestina, «con l’aiuto della comunità internazionale possano raggiungere la giusta soluzione per i due Stati. Tutti possano dire sì al dialogo, sì alla riconciliazione, sì alla pace».

I detenuti palestinesi

Secondo l’accordo, Israele ha acconsentito al rilascio di circa 1.904 detenuti palestinesi, in cambio dei 33 ostaggi. Al Jazeera ha ottenuto un elenco dei nomi dei 90 prigionieri che saranno rilasciati oggi come parte del primo scambio con gli ostaggi a Gaza. L’elenco – scrive l’emittente – comprende 69 donne e 21 minori, 76 prigionieri provenienti dalla Cisgiordania e 14 da Gerusalemme Est. Tra i nomi c’è anche quello di Khalida Jarrar, parlamentare palestinese e membro di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

Gli aiuti umanitari

L’accordo mediato da Usa, Qatar ed Egitto prevede anche l’ingresso nella Striscia degli aiuti umanitari. L’agenzia dell’Onu Unrwa ha reso noto che i camion sono entrati a Gaza, la metà trasporta cibo e farina. Lo rende noto la stessa agenzia su X. Mentre la tv egiziana al Kahra al Ahbariya ha riferito che 100 camion con aiuti umanitari sono entrati a Gaza da questa mattina attraverso il valico di Rafah. «182 camion umanitari sono entrati attraverso i valichi di Karam Abu Salem e Al-Awja, e, finora, 5 autocisterne», scrive su X la tv pubblica egiziana al Qaera riferendosi ai valichi per Gaza di Kerem Shalom e Nitzana. Dal canto suo il capo della Mezzaluna Rossa del Sinai Settentrionale, Khaled Zayed, ha confermato all’Ansa che «circa 2.000 camion» sono pronti a entrare nella Striscia attraverso Kerem Shalom, Al-Awja e il valico di Rafah, incluse 50 autocisterne con carburante.

Foto copertina: ANSA / ATEF SAFADI

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