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Sergio Ramelli, gli anni della spranga e la lettera top secret. Ecco la quarta stagione di «Borghesia violenta», il podcast sui «bravi ragazzi» del terrorismo italiano – Video

20 Gennaio 2025 - 12:25 Ugo Milano
L'ultimo ciclo del podcast è dedicato alla storia dell'omicidio del militante 19enne del Fronte della Gioventù: dalla caccia ai responsabili al processo

Impeccabili studenti di medicina, figli di magistrati, dirigenti, ministri, enfant prodige del cinema italiano. Possibile che gli ideatori ed esecutori di alcuni dei più efferati delitti politici della lunga stagione del terrorismo italiano fossero giovani promettenti, ventenni eleganti, dalle facce pulite? È uscito il quarto e ultimo ciclo di episodi di Borghesia violenta, il podcast prodotto da Emons Record e GOG edizioni, in media partnership con Open. La storia al centro delle quattro puntate in arrivo è quella di Sergio Ramelli, il militante del Fronte della Gioventù aggredito a colpi di chiave inglese a Milano da attivisti di Avanguardia Operaia. È il 13 marzo 1975. Ramelli, 19 anni, morirà dopo un mese e mezzo di agonia, il 29 aprile. Un episodio destinato a restare impresso come uno dei momenti simbolo dell’insensata violenza dei cosiddetti anni della spranga.

La caccia ai responsabili e la rabbia al processo

Ci vorranno dieci anni per identificare i responsabili di quell’aggressione mortale. Saranno condannati in via definitiva per omicidio volontario nel 1990. Si chiamano Marco Costa, Giuseppe Ferrari Bravo, Claudio Colosio, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli, Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari. Al momento di colpire Ramelli la maggior parte di loro erano studenti di medicina prossimi alla laurea. Quando saranno chiamati a rispondere dell’omicidio sono ormai diventati medici, anestesisti, figure professionali. Anche questa porzione della loro identità emergerà nel processo, che il nuovo ciclo di Borghesia Violenta ripercorre. Quando Antonino Cusumano, presidente della Corte d’Assise chiamata a giudicare gli imputati per il delitto Ramelli, fa portare in aula le temibili Hazet 36 – chiavi inglesi usate all’epoca dal servizio d’ordine di Avanguardia operaia – si rivolge con queste parole a Marco Costa faticando a trattenere la rabbia: «Indipendentemente dalla definizione che se ne vuole dare, impugnati con un minimo di animosità… santo cielo! Non vi hanno mai fatto pensare che potevano provocare molto di più di quanto non fosse nei vostri programmi? Costa, come avete fatto a non prevedere risultati così disgraziati? Eravate già studenti della facoltà di medicina!».

Storie e rivelazioni dietro al delitto Ramelli

La storia del delitto Ramelli non si sviluppa però soltanto nelle aule di tribunale, né sui giornali. Molti anni dopo quel tragico 13 marzo 1975, quasi alla vigilia del processo di primo grado (1987), un gesuita bussa alla porta della madre di Sergio, Anita Ramelli. Ha una lettera per lei. È stata scritta da alcune delle persone che hanno ucciso suo figlio. L’aneddoto è al centro della sedicesima puntata del podcast, ma non vogliamo svelarvi ogni dettaglio. Nella successiva, quella che chiude Borghesia Violenta, se ne racconta un altro. Alla Vigilia di Natale del 1985, Renato Bolzoni, un tappezziere disoccupato rimasto senza dimora, decide di entrare dentro un abbaino apparentemente abbandonato. Quello che si ritrova davanti dopo aver aperto la porta sembra essere un vero e proprio covo di terroristi. Che fare? Bolzoni pensa di ricavare qualche soldo vendendo lo scoop ai giornali. Quando il giornalista Paolo Longanesi si reca sul posto e dà una prima scorsa al materiale presente nell’abbaino, capisce subito di trovarsi di fronte a una notizia importante.

Borghesia violenta è un podcast prodotto da Emons Record e GOG edizioni, in media partneship con Open. È tratto dall’omonimo libro di Nicola Ventura e David Barra, pubblicato da GOG. A questo link potete ascoltare i nuovi episodi.

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