Crisi dell’auto, il 30 gennaio al via in Ue il «dialogo strategico» per risolverla. La Commissione avverte: «La transizione verde non si ferma»
Inizierà il 30 gennaio il Dialogo strategico sul futuro dell’automotive. Ad annunciarlo è la Commissione europea, dopo che lo scorso anno la presidente Ursula von der Leyen aveva confermato la volontà di affrontare il dossier – uno dei più delicati sul tavolo di Bruxelles – nei primi cento giorni del suo nuovo mandato. Il dialogo, si legge sul sito della Commissione, coinvolgerà «gli attori del settore, i partner sociali e le parti interessate per comprendere in modo collaborativo le sfide, sviluppare soluzioni e intraprendere azioni concrete». Spetterà al commissario dei Trasporti, il greco Apostolos Tzitzikostas, elaborare un piano d’azione per rispondere alla crisi del settore, mentre a presiedere l’intero processo sarà la stessa von der Leyen. Le prime misure vere e proprie saranno contenute nel Clean Industrial Deal, l’atteso pacchetto di misure per la transizione ecologica che Bruxelles svelerà il prossimo 26 febbraio.
Al via il «dialogo strategico» sull’auto
Il «dialogo strategico» lanciato dalla Commissione europea per il settore automobilistico ricalca un processo già sperimentato lo scorso anno dopo le proteste degli agricoltori. Come in quell’occasione, l’intenzione di Bruxelles è riunire a un tavolo tutte le parti interessate per fare il punto della situazione sui problemi del settore e indicare le possibili vie d’uscita. L’automotive europeo si ritrova a fare i conti con una crisi epocale: vendite in calo, fabbriche che chiudono, licenziamenti di massa. Un processo che, in base all’appartenenza politica di chi commenta, viene imputato alla transizione verso l’auto elettrica oppure alla mancanza di una politica industriale europea.
Le priorità di Bruxelles per uscire dalla crisi del settore
A giudicare dalle note tecniche rese note oggi, la linea della Commissione europea è piuttosto chiara: le politiche di sostenibilità del Green Deal non hanno niente a che vedere con la crisi del settore automobilistico. «Una delle sfide più critiche a breve e medio termine è la transizione verso una mobilità pulita. Questa transizione – si legge sul sito dell’esecutivo Ue – è un’opportunità per il settore di sviluppare nuovi mercati, innovare e contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili». Insomma, le radici della crisi del settore vanno cercate altrove. Per esempio, nella perdita di competitività dell’industria europea, negli alti costi dell’energia e nella concorrenza dei produttori esteri, in particolare quelli cinesi.
Un primo ambito d’azione individuato da Bruxelles riguarda la ricerca e l’innovazione, per esempio su batterie e guida autonoma. «Le aziende automobilistiche dell’Ue stanno rimanendo indietro sulle tecnologie chiave», sentenzia la nota della Commissione europea. L’esecutivo comunitario fa notare poi come le aziende europee soffrano di «un considerevole divario di costi tra gli input chiave (in particolare energia e manodopera) e sono esposte a rischi di interruzione della catena di fornitura». L’obiettivo, dunque, è trovare soluzioni per garantire alle imprese «energia pulita a prezzi accessibili» e «materie prime per batterie». Tutto questo mentre si cerca di tenere a bada la concorrenza estera, in particolare di quei Paesi – il riferimento qui è alla Cina, che però non viene mai nominata – che «distorcono la concorrenza» con «ingenti investimenti statali».
Come funzionerà il dialogo strategico
Bastano pochi numeri per capire cosa abbia spinto la Commissione europea a considerare la crisi dell’automotive uno dei dossier prioritari della nuova legislatura. Il settore è infatti un vero e proprio pilastro dell’economia del Vecchio Continente, con oltre 13 milioni di persone impiegate e un contributo del 7% al Pil dell’Ue. Nella nota pubblicata oggi, l’esecutivo comunitario dice di riconoscere «l’urgenza e la gravità della situazione» e promette «un’azione decisa per proteggere la prosperità europea e al contempo raggiungere gli obiettivi climatici e sociali». A questo punto, resta solo da tradurre questi obiettivi in misure concrete.
Foto copertina: EPA/Anthony Anex | La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen