Combattere la depressione con gli ultrasuoni: al via il test dell’impianto cerebrale per cambiare l’umore dei pazienti
A breve nel Regno Unito inizieranno i test clinici di un impianto cerebrale che, lanciando stimoli sui neuroni, punta a migliorare l’umore dei pazienti. Il dispositivo potrebbe aiutare coloro che soffrono di depressione, dipendenze, disturbo ossessivo compulsivo ed epilessia, grazia alla sua capacità di cambiare gli schemi dell’attività dei neuroni. La tecnologia è progettata inviare gli stimoli da dentro il cranio ma all’esterno del cervello. Mappa l’attività cerebrale e invia ultrasuoni con impulsi mirati per attivare gruppi di neuroni. A sottoporsi ai test finanziati con 6,5 milioni di sterline dalla Advanced Research and Invention Agency (Aria) del Regno Unito, saranno 30 pazienti per tre anni e mezzo.
Gli ultrasuoni per mappare e modificare l’attività dei neuroni
Se inviati al cervello da dentro il cranio – tramite un’operazione o in pazienti con un difetto cranico – gli ultrasuoni possono rilevare piccoli cambiamenti nel flusso sanguigno per produrre mappe tridimensionali ad alta risoluzione dell’attività cerebrale. Lo stesso impianto può emanare ultrasuoni focalizzati per attivare i neuroni verso, fornendo di fatto un modo di controllare parzialmente l’attività cerebrale. I pazienti indosseranno il dispositivo in corrispondenza di un difetto cranico per due ore. La loro attività cerebrale verrà monitorata per valutare se gli impulsi saranno in grado di cambiare il loro umore. Il procedimento verrà ripetuto a intervalli regolari per tre anni e mezzo.
Le differenze con Neuralink di Elon Musk
Il Regno Unito si unisce così a Elon Musk, attore con un ruolo di spicco in questo settore grazie al progetto Neuralink. L’interfaccia dell’imprenditore consente di collegare computer e cervello. Ha già dimostrato di poter restituire parte della mobilità a pazienti altrimenti paralizzati e di tradurre i pensieri in parole. Una funzione, quest’ultima, particolarmente utile per chi è stato colpito da ictus. Al contrario del sistema di Musk, però, quello in procinto di essere testato nel Regno Unito non collega elettrodi al cervello. Ne legge e modifica l’attività dall’esterno. L’Aria descrive il dispositivo come «il più avanzato al mondo nella sua categoria», grazie alla sua capacità di modificare l’attività su più regioni contemporaneamente.
I dubbi sulla raccolta dei dati cerebrali
Tuttavia, questo tipo di tecnologia suscita dubbi etici in merito ai dati che possono essere raccolti. A questi si deve il rischio di neurodiscriminazione: le informazioni cerebrali potrebbero essere utilizzate ad esempio per valutare l’idoneità di una persona a un determinato lavoro o tarare la rata di un’assicurazione sanitaria. Questioni su cui «siamo in ritardo» a livello legislativo, ha avvertito Clare Elwell, professoressa di fisica medica presso la University College London citata dal Guardian.
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