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Cosa cambierà per l’Italia e l’Europa con Donald Trump alla Casa Bianca: parla Guido Crosetto

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Il ministro della Difesa: «Ci sono degli accordi. Degli obblighi. E quegli obblighi ora, con Trump, varranno di più»

Nel giorno dell’insediamento di Donald Trump il ministro della Difesa Guido Crosetto spiega al Foglio cosa cambierà per l’Italia con il tycoon alla Casa Bianca. Partendo dai caposaldi: «Intanto non è che possiamo parlare di Trump, dobbiamo parlare di rapporti con gli Stati Uniti. I rapporti non cambiano a seconda del presidente in carica. Gli Stati abbiamo gli stessi nemici, che le cose che abbiamo deciso di fare insieme le facciamo insieme e non le faccio solo io. E il primo punto, certo, è la Nato», esordisce nel colloquio con il direttore Claudio Cerasa.

Cosa cambia

Crosetto spiega che «dovremo rispettare dei target precisi che la Nato ha equamente distribuito tra le nazioni. Cambierà il modo in cui intenderemo il concetto di difenderci tutti insieme, detto anche ‘difesa collettiva’. La difesa comune è un concetto nobile, certo, ma non significa che gli Stati Uniti difenderanno tutti a prescindere da quello che faranno i suoi alleati. Non più. Ci sono degli accordi. Degli obblighi. E quegli obblighi ora, con Trump, varranno di più». Poi c’è l’aspetto economico: «Se io spendo il 3-4 per cento del mio pil per difendere un’alleanza, come la Nato, e lo faccio da 70 anni, nella logica di un pragmatico è inaccettabile che ci sia qualcuno che ci mette di meno e che pensa di potersi difendere facendo leva sugli investimenti degli altri».

I nuovi attori

Anche perché nel frattempo nuovi attori si sono distinti nella scena internazionale: «Attori con cui stiamo andando in competizione e da soli in tale competizione non ci si può difendere. Questo significa non solo investire di più, ma migliorare in tutto la difesa». Tra la pace in Medio Oriente e quella in Ucraina, secondo Crosetto, l’obiettivo più difficile è il secondo: «In Ucraina il nemico della pace è la Russia e non è più debole, anzi. Sarebbe più debole se per Putin contassero i morti, ma per lui non contano né i morti né il tempo, come dico da anni. La Russia ha un’economia di guerra per cui produce, anche grazie a Iran, Cina e Corea, molte più armi di quelle che produceva tre anni fa».

L’Iran

Poi c’è Teheran: «L’Iran è un elemento di crisi sempre costante, e non solo per gli Stati Uniti, ma per tutti i paesi del medio oriente e i paesi arabi moderati del Golfo in particolare. L’Iran è un attore non dialogante, ma che cerca di predominare, di occupare anche culturalmente, di inoculare integralismo. E’ un problema principalmente per i paesi arabi moderati, non per i paesi occidentali. E’ un competitor fondamentale per destabilizzare quei paesi ed è ovvio che il loro desiderio sia quello di un Iran più stabile, meno problematico, meno aggressivo».

Elon Musk

Un altro tema è Elon Musk. O meglio, il Musk che sostiene partiti estremisti in Europa: «Vale per lui lo stesso ragionamento che ho fatto per l’Italia e ogni altra nazione: non mi piacciono i tentativi di influenza esterna sui processi democratici nazionali. Noi l’abbiamo patita sulla nostra pelle e l’abbiamo sempre combattuta». E secondo Crosetto «Musk non influenzerà Trump. Il lavoro principale che farà Musk, e voglio vedere come lo farà, sarà quello che gli ha affidato Trump, cioè di incidere sulla spesa statale americana. E poi vediamo quanto durerà il rapporto tra due persone molto forti come sono loro»

Indebolire l’Europa

Però c’è un disegno storico di Trump in Europa. Assecondato anche da Musk. Indebolirla, renderla più fragile, più vulnerabile, meno competitiva. «Le dico una cosa molto dura: l’Europa non è più un problema per nessuno. Purtroppo, non è più un competitor industriale perché si è quasi autodistrutta. Non è un competitor economico perché anche lì si è indebolita e relegata a un ruolo comprimario sia nella finanza che nei valori azionari. Non è un competitor sulle energie e le materie prime perché non ne abbiamo e siamo totalmente dipendenti da altre nazioni, in primis la Cina, per tutti i materiali strategici e quelli necessari per le nuove tecnologie, come le terre rare. L’Europa ogni anno è molto meno interessante e molto meno rilevante nel mondo».

L’Italia e Meloni

In questa ottica sarà fondamentale l’azione del governo italiano: «In questi due anni e mezzo e ha consolidato una credibilità che quando siamo arrivati non avevamo, anche per la disinformazione atta ad avvelenare i pozzi. Tutto il mondo era contro di noi. L’Italia ora ha il ministro dell’Economia che vince il premio come il miglior ministro dell’Economia d’Europa ed ha uno dei premier più considerati e autorevoli in Ue e nel mondo». Adesso bisogna «fare uno scatto e lavorare sulla competitività e sull’attrattività dell’Italia. Si può fare di più. E penso che questo sia l’obiettivo dei prossimi anni. Anzi dei prossimi sette anni e mezzo di Giorgia Meloni. Vedrà, ci scommetto sopra quello che vuole».

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