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Sinner, i tremori e il time out all’Australian Open: «Nessun infortunio, ma qualcosina c’è» – Il video

20 Gennaio 2025 - 13:15 Ugo Milano
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Undici minuti di stop per problemi di salute durante la vittoria contro Holger Rune. «Non ne voglio parlare», ha detto il numero uno. «Giocavo contro l'avversario e contro me stesso»

Una partita da record, con non poche venature di paura: è il riassunto spiccio della vittoria di Jannik Sinner contro Holger Rune agli ottavi di finale dell’Australian Open. Se anche il tennista azzurro raggiunge Nicola Petrangeli per quarti di finale raggiunti in uno Slam (dieci), lo fa con qualche difficoltà. Non tanto per quanto riguarda il risultato, mai davvero in discussione, quanto per la salute fisica del numero uno al mondo. Si è parlato di «flu game» e di «tremori», ma di sicuro non c’è nulla. Se non il medical time out di undici minuti durante il terzo set e le parole di Jannik stesso: «Non è un infortunio. Un problema di salute? Qualcosina c’è, sto combattendo». Più di questo, però, Sinner non si scuce.

Le vertigini dopo la sveglia

«Non ne voglio troppo parlare, non voglio entrare nei dettagli». Durante la conferenza stampa post-partita, il numero 1 al mondo si è mostrato particolarmente ermetico. Ha escluso però somiglianze con la sconfitta di Wimbledon 2024, persa contro Daniil Medvedev dopo difficoltà simili: «A Londra avevo dormito male la notte prima, stanotte invece ho riposato. Zero problemi, anzi. Se non avessi messo la sveglia, sarei andato avanti [a dormire]». I problemi sarebbero iniziati appena sveglio: «Mi sono alzato che non stavo bene, può succedere. Mi sono preso tempo e sono arrivato il più tardi possibile al circolo, non ho neanche fatto il riscaldamento. Di solito faccio la mia routine pre-match per trovare la concentrazione. Questa volta abbiamo seguito altre procedure, che di solito non si fanno per un match da giocare alle 14».

La fortuna della rete rotta e il medical time out

Una maturità, ha spiegato lo stesso Sinner, raggiunta anche con l’esperienza: «Ho capito che è molto più importante la partita, di ciò che viene prima. L’esperienza di Wimbledon mi ha permesso di gestire la situazione meglio di come avrei fatto». In campo il team di Sinner era già pronto a ogni eventualità. Il caldo e il sudore di sicuro non aiutavano con le vertigini. Il medico del torneo era già stato allertato sui sintomi del tennista. Durante il medical time out, infatti, è intervenuto prontamente dandogli un medicinale. In aiuto a Sinner è arrivata anche la fortuna. La rete rotta e una seconda pausa tecnica forzata «mi hanno aiutato tanto», ha ammesso l’altoatesino. «Quando sono rientrato in campo mi era tornato il colore in faccia».

«Il fisico non mi seguiva»

Ma oltre che una questione fisica, è stata una vittoria di testa: «Ho pensato a tutto il lavoro fatto, anche nell’off season a Dubai. Ho lavorato tanto anche per riuscire ad affrontare giornate come questa. È stata una giornata in cui ho giocato bene a tennis ma il fisico faceva fatica a seguirmi. Ce ne sono altre in cui il fisico è perfetto e il tennis non c’è. Succede: la perfezione non esiste. È proprio nelle difficoltà che devi riuscire a fare la differenza con l’avversario». Anche quando, come ha spiegato Sinner, «gioco contro l’avversario e me stesso».

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