«Faccio la spesa nei cassonetti, così spendo 99 dollari in un anno»: la moda del dumpster diving e l’influencer danese
«Ho sempre il frigorifero pieno di cibo, ma nel 2024 ho speso solamente 99 dollari al supermercato». Il segreto di Sofie Juel Andersen, 30enne danese, è il cosiddetto dumpster diving, cioè rovistare nei cassonetti della spazzatura sul retro dei grandi negozi. Qui spesso vengono buttati tutti i prodotti viziati (anche solo una lattina ammaccata) o scaduti da uno o due giorni, così come numerosi altri prodotti non alimentari. Di tutti questi Juel Andersen fa incetta. Una questione economica che, nel tempo, è diventata anche un «attivismo quotidiano»: educare contro lo spreco.
La curiosità iniziale: «Una volta abbiamo trovato 300 lattine integre»
Ma come si diventa dumpster diver? Sofie Juel Andersen ha iniziato per caso dopo essersi trasferita a Sydney, in Australia. Insieme a una amica è andata a guardare cosa ci fosse all’interno dei cassonetti vicini ai supermercati. «Non l’avevo mai fatto prima, quindi ho pensato di dare un’occhiata a un cassonetto e quello che ho trovato è stato pazzesco: era pieno di cibo fresco e adatto per essere consumato», ha raccontato. «Ma era la nostra prima volta, quindi non abbiamo preso tante cose». Nonostante tutti i suoi amici pensavano fosse una pratica disgustosa, la 30enne non aveva intenzione di smettere. «Spesso anche i cestini sono pieni di cibo confezionato: polli interi, caramelle, bevande. Una volta abbiamo trovato 300 lattine di bibite ancora intonse, che vengono buttate solo perché le confezioni sono danneggiate».
I vantaggi economici e ambientali
Da una semplice curiosità, rovistare nei cassonetti è diventato una «scelta di vita». «Riduce l’inquinamento», ha spiegato Sofie Juel Andersen, che ormai utilizza i supermercati solo per prodotti di igiene. «E poi mi permette di lavorare solo quattro giorni a settimana. Mi garantisce tantissima libertà personale e finanziaria». Con tutti i soldi risparmiati, la giovane danese li investe per regalarsi dei viaggi. E anche all’estero non rinuncia a questo suo impegno. Con lo scopo, nel frattempo, di creare consapevolezza riguardo allo spreco: «Può essere buono anche se ha qualche imperfezione».