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«Mia sorella Emanuela non può entrare in chiesa nemmeno in foto». La denuncia di Pietro Orlandi sui manifestanti perquisiti a Santa Maria Maggiore

21 Gennaio 2025 - 17:45 Stefania Carboni
emanuela orlandi foto
emanuela orlandi foto
L'episodio risale a sabato scorso. Chi ha partecipato al sit-in per ricordare la ragazza vaticana scomparsa nel nulla ha dovuto lasciare all'ingresso della basilica romana le sue immagini

Emanuela Orlandi non può entrare nemmeno in foto, dentro una chiesa. A denunciare l’episodio è Pietro Orlandi, il fratello della ragazza vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983. «Sabato delle persone sono venute a Roma con delle foto di Emanuela per partecipare al sit-in e dare, come nei precedenti incontri, la loro solidarietà. La mattina seguente prima di ripartire – spiega Orlandi in un post sui social – decidono di visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore, avevano lo zainetto con all’interno le foto utilizzate al sit-in. Come è ormai prassi, in questo periodo, vengono ispezionate le borse di chi vuole accedere alla Basilica. Aprono e non trovano pistole, bombe a mano o coltelli, ma peggio, trovano le foto di Emanuela, che immediatamente vengono sequestrate e tenute fuori dalla Basilica, solo in questo modo fu permesso alle persone di entrare».

«È assurdo – sottolinea Pietro Orlandi – ma Emanuela, o meglio la foto di Emanuela, è dovuta restare fuori, è rimasta sequestrata fuori dalla Basilica. All’uscita le foto sono state restituite alle proprietarie, ma sono state fatte accompagnare ad una uscita secondaria. Siamo arrivati a questo punto, povera Emanuela, non c’è fine alla vergogna. Penso che qualcuno dovrà scusarsi». Per ora nessuno dalla Santa Sede commenta la vicenda. Il materiale fotografico è stato restituito al termine della visita, ma resta l’amaro dell’episodio, anche perché i manifestanti sono stati poi invitati a lasciare la Basilica attraverso un’uscita secondaria.

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