Il governo taglia il fondo per la povertà educativa. I comuni scrivono a Valditara: «Va ripristinato, ha aiutato mezzo milione di bambini»
«Il governo torni a finanziare il Fondo per il contrasto alla povertà educativa». È l’appello lanciato dagli assessori alla scuola e all’educazione di grandi città come Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino, Firenze e Bari, affiancati da altri comuni, tra cui Bergamo, Perugia e Vicenza. In una lettera inviata al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, gli assessori denunciano la gravità dell’improvviso taglio del fondo nella Legge di Bilancio. «Il Fondo è stato uno strumento prezioso per combattere una realtà allarmante e troppo spesso sottovalutata, quella della povertà educativa, che segna destini di deprivazione e fragilità», scrivono nella missiva. «Ad oggi migliaia di bambini e bambine, ragazzi e ragazze sono esclusi da opportunità fondamentali per la loro crescita e il loro apprendimento. La decisione del governo di non rifinanziare il Fondo è preoccupante», aggiungono.
Cos’è il fondo (sparito) per la povertà educativa
La povertà educativa è impossibilità per i minori di apprendere, sperimentare e sviluppare liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Una piaga che alimenta disuguaglianze e limita le opportunità future di bambini e adolescenti. Nato in via sperimentale sotto il governo Renzi grazie a un accordo con l’Acri (Associazione di fondazioni e casse di risparmio) e il Forum del terzo settore, il Fondo era stato ideato con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli economici, culturali e sociali che impediscono ai minori di partecipare pienamente ai processi educativi. Con quei finanziamenti, in questi anni, sono stati avviati progetti cruciali in molte scuole e territori: dall’assistenza agli orfani di femminicidio al sostegno per le famiglie affidatarie, passando per corsi contro il bullismo e iniziative di recupero per giovani autori di reati. «Interventi che hanno interessato tutta Italia, dal Mezzogiorno al Nord, attivando le migliori energie dei territori in sinergia con scuole ed enti locali», scrivono i comuni, chiarendo come il Fondo abbia permesso di raggiungere «almeno 500 mila persone». I dati Istat, riportati nella lettera, delineano uno scenario drammatico: «Il 70% dei giovani tra i 3 e i 19 anni non ha mai visitato una biblioteca, quasi il 40% non pratica sport e moltissimi non hanno mai avuto accesso a esperienze culturali come il teatro, il cinema o i musei».
La lettera degli assessori e la denuncia del M5S: «Ancora silenzio del ministro alla nostra interrogazione parlamentare»
Di fronte al taglio in Legge di Bilancio, gli assessori ora bussano alle porte del governo chiedendo di non cancellare una misura ritenuta imprescindibile: «Non è sostenibile rinunciare a uno strumento che ha dato un contributo cruciale alla tenuta sociale e al contrasto delle disuguaglianze». L’appello è chiaro: trasformare il Fondo da intervento sperimentale a misura strutturale, fermando invece «azioni episodiche o sensazionalistiche» e costruire strategie stabili e di lungo periodo. Sul fronte politico, il Movimento 5 Stelle ha già aperto la battaglia contro il governo. «Il Fondo per la povertà educativa è essenziale per garantire il diritto allo studio e non deve essere messo a rischio», ha dichiarato Antonio Caso, capogruppo del M5S in Commissione Cultura alla Camera. Caso ha chiesto risposte immediate al ministro Valditara, denunciando il silenzio seguito all’interrogazione parlamentare presentata l’8 gennaio scorso. «Chiediamo che il ministro venga al più presto in Commissione Cultura per spiegare le ragioni di questa scelta e offrire soluzioni concrete», ha aggiunto, promettendo che il M5S continuerà a combattere «dentro e fuori il Parlamento».