Il regalo di Trump ai milionari: ritira gli Usa dalla minimum tax sulle multinazionali. Gentiloni: «Anni di lavoro messi in discussione»
Anni di trattative per mettere tutti d’accordo, una semplice firma per rimettere tutto in discussione. C’è anche la tassa minima globale sulle multinazionali tra le “vittime” della raffica di ordini esecutivi firmati da Donald Trump nel suo primo giorno alla Casa Bianca. Il neo presidente americano ha ritirato gli Stati Uniti dal patto fiscale globale dell’Ocse, un raggiunto siglato nel 2021 proprio su spinta dell’amministrazione di Joe Biden. In un memorandum presidenziale, Trump ha anche ordinato al suo dipartimento del Tesoro di preparazione «misure protettive» contro quei Paesi che hanno messo – o metteranno – in atto norme fiscali che impongono prelievi sulle multinazionali americane. Secondo il tycoon, le regole approvate in sede Ocse colpiscono in modo sproporzionato le aziende a stelle e strisce.
Cos’è la tassa minima globale sulle multinazionali
L’accordo siglato nel 2021 ha preso il nome di «tassa minima globale sulle multinazionali» e impone di fatto un’aliquota fiscale di almeno il 15% sulle holding che hanno sede in un Paese che ha aderito all’intesa. Secondo l’Ocse, questo sistema genererà un gettito aggiuntivo di 220 miliardi a livello mondiale e combatterà la cosiddetta «concorrenza fiscale», quel fenomeno che spinge le aziende a collocare la propria holding nel Paese che permette loro di pagare meno tasse. La Gran Bretagna e l’Unione europea, così come altri Stati, hanno recepito la tassa minima globale nel proprio ordinamento, mentre il Congresso americano non ha mai approvato misure per adeguare gli Stati Uniti all’accordo siglato nel 2021. Ad oggi, infatti, negli Usa vige una tassa minima del 10% per le multinazionali. Una percentuale inferiore a quella stabilita dall’Ocse e che permette quindi agli altri Paesi firmatari dell’accordo di riscuotere una tassa “integrativa” dalle aziende statunitensi.
L’irritazione dell’Europa
L’accordo del 2021 sulla tassa minima globale è stato siglato dopo anni di lunghi e faticosi negoziati. Sono bastate però poche ore a Donald Trump per smantellare quanto fatto dall’amministrazione precedente a guida democratica e tirare fuori gli Stati Uniti dall’intesa Ocse. «Gli Stati Uniti sono fuori dall’accordo globale sulla tassazione delle multinazionali. Anni di lavoro messi in discussione», è il commento amaro di Paolo Gentiloni, ex commissario europeo all’Economia. A commentare la mossa di Trump è anche Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e attuale capodelegazione del Movimento 5 stelle al Parlamento europeo.
«La decisione di Trump – ha detto l’eurodeputato – è un regalo a multinazionali e ultra-miliardari che avevano sostenuto copiosamente la sua campagna elettorale. A pagarne le conseguenze saranno i cittadini e le piccole e medie imprese che continueranno a pagare imposte proporzionalmente molto più alte rispetto a quelle delle grandi corporation». Tridico, che è anche presidente della Commissione per le questioni fiscali dell’eurocamera, ha quindi invitato l’Unione europea a non seguire la stessa strada percorsa da Trump: «L’equità fiscale deve continuare a essere la nostra bussola, anche quando altrove si persegue la perigliosa strada della iniquità e dell’ingiustizia fiscale per favorire qualche privilegiato di turno».
January 21, 2025
Foto copertina: EPA/Will Oliver | Donald Trump e Elon Musk alla Capital One Arena di Washington DC