Scontro tra rettori e Bernini, Brambilla (Statale): «Costretti a usare risparmi». Il ministero: «Sono gli avanzi permessi dai nostri aumenti»
L’inaugurazione dell’anno accademico 2025-2026 dell’Università Statale di Milano è sfociato in un nuovo capitolo del conflitto in corso tra gli atenei e il Ministero dell’Università e della Ricerca sui fondi pubblici a disposizione. «Siamo in difficoltà a causa dei sottofinanziamenti, stiamo usando i nostri risparmi», è stato il grido di allarme della Statale, che risuona come un’ulteriore pietra lanciata nella denuncia di più rettori sull’annosa questione dei bilanci precari, delle risorse che scarseggiano e di un sistema che denuncia la fatica di adempiere le sue missioni principali: la formazione e la ricerca. La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui) ha ripetutamente sollecitato interventi strutturali per migliorare i finanziamenti. Ma dal ministero non sembrano arrivare segnali di apertura in questa direzione. Tutt’altro: dallo staff della ministra Bernini rimandano le accuse al mittente: «Sottofinanziamenti? Abbiamo aumentato i fondi»
La denuncia della Statale
Durante il suo intervento, la rettrice dell’Università Statale, Marina Brambilla, ha denunciato le difficoltà economiche che riguardano non solo il suo ateneo, ma anche molte altre università pare stiano affrontando. «È un tema noto su cui la Crui stessa è intervenuta più volte», ha affermato, ricordando come il sistema universitario italiano abbia più volte denunciato sottofinanziamenti. «Anche noi, come grande ateneo pubblico, abbiamo le nostre difficoltà nel bilancio di previsione», ha aggiunto. A rincarare la dose è stato Angelo Casertano, direttore generale della Statale, che ha fornito dati concreti: «Il bilancio di previsione dell’ateneo per il 2025 partiva con un disequilibrio di ben 29 milioni di euro su un totale di 600». Per far fronte a questo deficit, l’università ha fatto sapere di aver fatto ricorso «a misure correttive adottando risorse patrimoniali proprie e rinunciando, in alcuni casi, a finanziare attività legate alla formazione e alla ricerca. Abbiamo agito con un’impostazione prudenziale, ma i risparmi possono solo tamponare una crisi, non risolverla».
La replica del ministero: «Pochi fondi statali? No, sono aumentati»
Ma il Mur non ci sta. Fonti ministeriali sottolineano a Open che il sistema universitario italiano è finanziato per l’80% dallo Stato e per il restante 20% dalle tasse studentesche. «Restano dubbi su cosa si intenda con “risorse patrimoniali proprie”. Se gli atenei attingono a fondi da altri capitoli o avanzi di bilancio per adattare le proprie priorità, è normale. Questo è reso possibile dall’aumento del finanziamento pubblico degli ultimi anni, grazie al Pnrr e all’incremento del Fondo di Finanziamento Ordinario», replicano. Quest’ultimo rappresenta la principale fonte di entrate pubbliche per le università, con cifre che, secondo il Ministero, parlano da sole. Lo scorso settembre, sono stati resi pubblici i dati relativi al 2024, che indicavano «un incremento delle risorse del 21% rispetto al periodo pre-Covid, passando da 7 miliardi e 450 milioni di euro a oltre 9 miliardi». A questi si aggiungono gli 11 miliardi del Pnrr destinati al sistema universitario per il periodo 2022-2026.
«Siamo aperti al dialogo, ma nessun ateneo ci risponde»
Per il Ministero, dunque, non si tratterebbe di un problema di sottofinanziamento statale, ma di come le risorse vengono gestite. Da qui il rigetto della narrazione dei «risparmi» avanzata dalla Statale di Milano, sostituendola con quella di presunti «avanzi» di bilancio. E lo scontro continua. Da un lato, la Statale lamenta che, «come in ogni famiglia, i risparmi possono solo tamponare momenti di difficoltà, non risolvere il problema strutturale del sottofinanziamento del sistema universitario pubblico». Dall’altro, il Ministero insiste sugli «aumenti, e non sottofinanziamenti», dei fondi. Due visioni opposte, che sembrano parlare lingue diverse se non, addirittura, non parlarsi proprio. Ma dallo staff di Bernini chiariscono che il ministero si sarebbe detto più volte disponibile a dialogare con gli atenei che soffrono criticità di bilancio: «Finora, però, nessun ateneo ha risposto al nostro appello».