Un documento del fallimentare smonta la perizia dell’accusa a Daniela Santanchè. Per evitare il crac di Visibilia anche Alessandro Sallusti e Antonio Tajani si svenano
Le considerazioni e i “dubbi insinuati” dal consulente della procura della Repubblica di Milano, professore Nicola Pecchiari, nell’ambito del procedimento penale su Visibilia che ha portato al recente rinvio a giudizio di Daniela Santanchè si baserebbero «su considerazioni molto vaghe e generiche effettuate ex post», mentre quel giudizio avrebbe imposto «valutazioni analitiche, approfondite e circostanziate circa la irragionevolezza delle ipotesi assunte per la predisposizione dei dati previsionali e la non realisticità delle assunzioni ipotetiche formulate dal management». A criticare le perizie che sono alla base del rinvio a giudizio della ministra del turismo è un documento su Visibilia depositato a fine dicembre alla fallimentare del tribunale di Milano dal professionista indipendente Ezio Maria Simonelli, che avendo saputo del procedimento penale esistente, si era fatto mandare le due perizie di parte su Visibilia acquisite dalla procura il 25 gennaio e il 2 maggio 2023, non condividendone però l’analisi sullo stato del gruppo.
Il patteggiamento della Santanchè con il fisco un vantaggio per Giorgetti
L’intero fascicolo depositato a dicembre (con due aggiornamenti successivi della relazione di Simonelli) alla fallimentare seguendo le procedure previste dal codice della crisi di impresa documenta come il piano per evitare il fallimento del gruppo sia realistico. E parte da un’analisi chiesta dalla procedura: quella sulla convenienza per il fisco italiano dell’accordo con la Santanchè che è stato fondamentale per evitare il fallimento. In base a quell’accordo l’Agenzia delle Entrate vantava 1,9 milioni di crediti fiscali e previdenziali nei confronti di Visibilia, e ha accettato di riceverne sia pure con rottamazione quater e rateizzazione concessa l’82,13%. Ci sono state polemiche sul presunto favore che avrebbe fatto in questo modo Giancarlo Giorgetti alla sua collega di governo Santanchè. Il professionista indipendente nella sua relazione però le smonta con decisione, spiegando come con la liquidazione giudiziale di Visibilia il fisco non avrebbe ottenuto nemmeno la metà di quella somma. Simonelli così attesta «la convenienza della Transazione Fiscale per l’Erario, in quanto assicura il pagamento di somme di gran lunga superiori a quelle che potrebbero essere acquisite alla massa attiva nell’alternativa della liquidazione giudiziale, anche all’esito del positivo esperimento di una azione di responsabilità in danno degli organi sociali e di fruttuosità delle iniziative di coattivo recupero del credito eventualmente accertato».
Lo stipendio della onorevole ministra da un anno è girato mensilmente alla procedura
Secondo la relazione depositata in tribunale anche tutte le promesse fatte dalla Santanchè per evitare il fallimento hanno trovato applicazione nell’ultimo anno. Ad esempio, dal mese di giugno 2023 la ministra gira alla procedura «5 mila euro al mese, parte del suo stipendio da parlamentare e ministra», cosa che farà fino alla fine della legislatura. La ministra ha dato in garanzia per il pagamento dei creditori nel caso i flussi finanziari previsti venissero a mancare anche la casa in cui abita a Milano (di cui una parte è affittata a studio al compagno Dimitri Kunz che per questo paga 5 mila euro al mese). Di fronte all’obiezione del tribunale sul depauperamento del 25-30% del valore dell’immobile se messo all’asta giudiziale con lei e il figlio Lorenzo Mazzaro che la abitano e il compagno che lì lavora, entrambi con scritture separate hanno preso l’impegno formale «e irrevocabile» di fare gli scatoloni e abbandonare casa e ufficio nel momento stesso in cui fosse necessario alla procedura vendere l’immobile.
Una mano a Daniela l’ha data Sallusti, e una manina è arrivata da Forza Italia
Nel lungo elenco dei debitori di Visibilia figuravano anche il direttore del Giornale ed ex compagno di vita della Santanchè, Alessandro Sallusti (240 mila euro) e il movimento politico Forza Italia (61 mila euro). Quando emerse dalla procedura fallimentare entrambi i debitori non riconobbero il credito vantato da Visibilia, sostenendo di non capire nemmeno di che si trattasse. Poi Visibilia ha mandato una pec a inizio dicembre 2023 ad entrambi chiedendo quei soldi e motivando il suo credito e dopo un paio di mesi Sallusti ha risposto impegnandosi a versare tutti quei 240 mila euro entro la fine del 2024 o al massimo «nei primi mesi del 2025». La lettera-impegno è allegata alla procedura. Con Forza Italia la prima pec non è bastata, ma poi si sono incontrate le parti, sul piatto sono stati messi prima 15 mila e poi 25 mila euro e ora secondo la procedura del tribunale fallimentare le trattative sono così avanzate che «si può ipotizzare che Visibilia incasserà all’incirca il 50% del credito, circa 30 mila euro». Una manina alla ministra quindi la sta dando anche il collega Antonio Tajani.