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Francesco Schettino in semilibertà? «Per la legge lui può uscire mentre per noi vittime non c’è fine pena»

francesco schettino semilibertà
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L'ex comandante del Costa Concordia vorrebbe uscire. Il tribunale deciderà il 4 marzo. Elio Vincenzi, professore di matematica in pensione che nel disastro ha perso Maria Grazia Trecarichi, sua moglie: «Vorrei fargli tante domande»

L’ex comandante Francesco Schettino ha fatto richiesta di semilibertà. L’uomo responsabile del disastro del Costa Concordia, che il 13 gennaio 2012 è naufragato all’isola del Giglio provocando 32 morti, ha ricevuto una condanna a 16 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione. Il tribunale di sorveglianza di Roma deciderà il 4 marzo. Ma intanto il Corriere della Sera parla con Elio Vincenzi, professore di matematica in pensione che nel disastro ha perso Maria Grazia Trecarichi, sua moglie, che fu trovata un anno dopo tra i dispersi. «Come mi sento? Mi sento impotente perché non posso fare nulla. Perché per la legge lui può uscire mentre per noi vittime non c’è fine pena», dice nel colloquio con Simone Innocenti.

L’ex comandante Francesco Schettino

Vincenzi dice che se lo aspettava: «Dal momento in cui — a partire — dal 2020, Schettino ha lavorato alla digitalizzazione di documenti giudiziari relativi alla strage di Ustica e al sequestro di Aldo Moro, ho capito che si sarebbe probabilmente andati in quella direzione. Sono arrabbiato. Ma so anche che in Italia la legge è quello che è: la mia non è una polemica con la magistratura. Ma c’è un meccanismo che fa parte della giustizia che non mi piace». E fa l’esempio di Beniamino Zuccheddu, il pastore sardo che ha trascorso in carcere 33 anni della sua vita da innocente: «Pensare che Schettino — per legge — possa uscire e farsi la sua vita. E io? La mia esistenza è stata sconvolta. A me sembra — alla fine dei giochi — che la condanna la paghino sempre le vittime. Perché se ci pensa neppure gli altri hanno pagato».

La sentenza

La sentenza del Costa Concordia ha però visto condannati anche Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, Jacob Rusli Bin, il manager di Costa spa Roberto Ferrarini e il direttore dell’hotel di bordo Manrico Giampedroni. «Mia moglie è stata ammalata di cancro: lo scoprimmo nel 2001. Nove anni di calvario: i medici dissero che non c’era alcuna speranza. Fu salvata dalla cura Di Bella. È sopravvissuta a quella malattia ma non alla Concordia. Io non ero andato in crociera perché all’epoca insegnavo. Dissi a mia moglie di andare con nostra figlia, che poi si è salvata. I cinquant’anni di matrimonio li avremmo festeggiati al suo ritorno: da allora non mi do pace, se fossi stato sulla Concordia sono sicuro che l’avrei salvata. Io non permetterò che nessuno dimentichi quello che è successo», sostiene Vincenzi.

Le domande

Il quale vorrebbe fare a Schettino alcune domande: «Come ha fatto un comandante di nave ad abbandonare le vittime e la nave? Come ha fatto ad andare in cabina per cambiarsi per poi salire su una scialuppa? Come ha fatto a chiedere una cima per rimettere in pari una nave lunga quanto due campi di calcio? E soprattutto vorrei chiedergli che fine ha fatto il suo pc». È l’unico oggetto che i carabinieri — pur cercandolo ovunque — non hanno mai trovato. «Appunto. Che cosa c’era lì dentro? È quello che vorrei sapere. Ma per quanto mi riguarda Schettino è un bugiardo e non credo a nulla di tutto quello che potrebbe dirmi».

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