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Iter lunghi, colloqui stressanti e pochi aiuti statali: così sempre più bambini rimangono in attesa di adozione

23 Gennaio 2025 - 09:00 Ugo Milano
adozione bambini iter sostegno statale
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Secondo la presidente del tribunale per i minori di Milano ci sarebbe bisogno di «coppie giovani e motivate», ma i numeri delle domande sono dimezzati rispetto a vent'anni fa

I bambini di madre nota dichiarati adottabili continuano a crescere, le famiglie disposte ad accoglierli sono sempre meno. È l’allarme lanciato alla presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carla Gatto, secondo cui «situazioni di abbandono morale e materiale da parte delle famiglie d’origine» si combinano con lo spauracchio delle «narrazioni negative» sull’adozione. Ma anche l’iter, lungo e stressante per le coppie, gioca un ruolo importante nel calo di domande.

Le questioni demografiche e i dubbi dei genitori

Nel capoluogo lombardo, attualmente, ci sono 23 bimbi in attesa, quasi tutti sotto i sei anni. A livello nazionale, in uno spazio di vent’anni, il rapporto tra domande e bambini adottabili si è dimezzato: se nel 2004 erano 1.425 richieste per 148 piccoli, nel 2024 si è passati rispettivamente a 419 e 78. «Abbiamo bisogno di coppie giovani, motivate, forti e consapevoli», è la speranza di Maria Carla Gatto. Ma le spiegazioni di un calo così brusco sono evidenti anche alla presidente del Tribunale per i minorenni di Milano. Da una parte questioni prettamente socio-demografiche, dal calo della natalità al ricorso sempre più diffuso alla fecondazione assistita. Dall’altra alcune false credenze, tra cui i dubbi riguardo all’efficacia dell’adozione quando il bambino è troppo grande. Su questo Gatto rassicura: «I bambini dichiarati adottabili in nove casi su dieci sono sempre piccolissimi, non hanno nemmeno l’età per andare a scuola». E soprattutto del bambino si conosce tutto, a differenza delle reti di adozione internazionale: «La storia e lo stato di salute del piccolo sono note». Così come convince poco l’adozione «aperta», cioè quella in cui il bambino mantiene vivo il legame con la sua famiglia originaria: «È pensata a favore dell’adulto o nell’interesse del minore?», si interroga Maria Carla Gatto.

Lo Stato che non c’è

Per non parlare degli iter, per stessa ammissione di Gatto «lunghi e difficili». Si parla di un solo mese nei casi di figli di mamma ignota, che diventano però un anno e nove mesi per i figli di genitori noti. Tempi lunghissimi, durante i quali i potenziali genitori si devono sottoporre a colloqui «snervanti» con psicologi, come li ha definiti una madre milanese. Con un rischio elevato: «Credi di non essere all’altezza, ti senti valutato e se rientri nella rosa delle cinque possibili coppie per un bambino ma poi non vieni scelto è difficile non accumulare incertezza o rassegnazione». Alla lentezza della procedura si aggiunge, come se non bastasse, una quasi completa assenza di supporto statale nella fase pre e post-adottiva. I genitori adottivi non possono godere di tutti i benefici legati alla maternità e alla paternità. L’Inps non prevede per loro, infatti, alcun accesso alle agevolazioni per la natalità naturale durante la fase di collocamento adottivo provvisorio. Queste sono rinviate al momento in ci il Tribunale emette la sentenza di adozione definitiva, dopo un periodo di «avvicinamento» che può durare mesi se non anni. «Noi ci siamo fatti avanti», ha confessato una giovane madre. «Ma non è stato facile».

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