Claudio Gemignani e l’anoressia maschile: «Mi sono ridotto al sondino ma ora vado a farmi curare»
Claudio Gemignani ha 43 anni, è alto un metro e ottantatré e pesa 68 chili. Quattordici in meno di quelli necessari per essere considerato un adulto sano. È consigliere comunale a Gombereto, comune di Bagni di Lucca, di mestiere fa l’insegnante di religione. E soffre di anoressia. In un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale spiega che ha sempre fame ma non mangia. E se la bilancia segna un etto in meno si sente vincitore. A Viviana Ponchia dice che non sa perché non mangia: «È la risposta classica di un anoressico. Ma può andare bene anche il vecchio slogan, magro è bello. Io mi sono ridotto al sondino naso gastrico, sono stato cinque mesi in una struttura e sto per tornarci. Però sono furbissimo e non scheletrico e quindi maschero bene. Anzi mi preoccupo quando in giro mi dicono: ti vedo in forma. Per me significa avere preso peso, bisogno di compensazione immediata».
L’anoressia maschile
A quel punto di solito decide di «mangiare ancora meno, camminare di più. Galleggio soffrendo e patteggio con la bilancia elettronica: quella non sgarra mai, ma io prima di salirci mi svuoto, evito di bere. Tolgo anche la catenina. Prendo nota di quello che entra. Un cappuccino a colazione, a pranzo niente mensa ma una mela in macchina, un succo di frutta a metà pomeriggio per non cascare a terra e una cena abbastanza decente: pane, un po’ di affettato, un’altra mela. Da piano terapeutico dovrei assumere 2500 calorie e non arrivo a meno della metà. Il problema è quando ti invitano al ristorante». Nel suo caso, spiega, «è tutto legato al controllo. Il problema alimentare va a braccetto con il disturbo ossessivo compulsivo. La mela per esempio: deve essere messa in un determinato posto e restare lì. L’acqua pure».
Aumentare di peso e perdere il controllo
Da solo non riesce a venirne fuori: «Ho chiesto e trovato aiuto in una squadra di medici e infermieri fantastici. Torno davanti alle mie paure, a piangere davanti a un piatto che non riesco a buttare giù». La paura è quella di «aumentare di peso e perdere il controllo. Tanti soffrono in silenzio, io ho deciso di rendere pubblica la relazione con questa malattia che ti manipola. Pensi di fregarla ma è lei a dirti di non mangiare la brioche. E tu in fondo sei felice. Ero felice anche dopo un crollo drammatico a 60 chili che ha richiesto il sondino: lo attaccavo alle sacche e poi tornavo a fare le mie cose come se nulla fosse. Per questo vado a farmi curare. Voglio il mio bene ed è inutile continuare a fare il furbo».