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Quella di Francesco Bellomo non era neanche violenza privata: assolto dalle accuse sul «dress code» per le aspiranti giudici

24 Gennaio 2025 - 15:11 Redazione
Francesco Bellomo
Francesco Bellomo
Nel 2020 il gup di Bari aveva già derubricato l'accusa di estorsione in violenza privata, dichiarando il reato prescritto. Ma l'ex giudice fece ricorso, perché voleva il riconoscimento dell'insussistenza del fatto nel merito

È stato assolto dalla Corte d’appello di Bari l’ex consigliere di Stato Francesco Bellomo, accusato di violenza privata. I giudici della terza sezione hanno emesso sentenza di non luogo a procedere «perché il fatto non sussiste» nei confronti di Bellomo, in merito al caso che riguardava un’ex studentessa della scuola «Diritto e Scienza» diretta dallo stesso Bellomo.

Secondo l’accusa, Bellomo avrebbe imposto alla studentessa di lasciare il lavoro di «valletta» in una trasmissione televisiva sportiva per continuare a seguire i corsi nella sua scuola. La vicenda rientra nella serie di procedimenti, instaurati nel corso degli anni a carico di Bellomo, per il dress code e le regole comportamentali che il giudice, poi destituito dalla magistratura, avrebbe imposto alle proprie borsiste.

Nel caso specifico, a settembre 2020 il gup di Bari aveva escluso l’ipotesi di estorsione, derubricando il fatto a violenza privata ma dichiarando il reato prescritto. Contro questa sentenza avevano fatto ricorso sia la Procura di Bari, che ha insistito sull’ipotesi di estorsione, sia lo stesso Bellomo (difeso dall’avvocato Cataldo Intrieri), che invece chiedeva il riconoscimento dell’insussistenza del fatto nel merito.

La Corte d’Appello barese ha respinto il ricorso della Procura e accolto quello dell’imputato, «sostenendo anche nel merito – dice all’agenzia Ansa l’avvocato Intrieri – che il reato di violenza privata non sussiste. Questo è stato un processo artificiale, nato in laboratorio – prosegue Intrieri – a causa del quale Bellomo, che è stato sempre prosciolto da qualsiasi accusa, ha subito forti danni fisici, economici e reputazionali». Bellomo finì ai domiciliari per alcuni mesi nel 2019 e, a causa dei procedimenti a suo carico, fu destituito dal Consiglio di Stato al termine di un procedimento disciplinare.

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