L’offerta pubblica di scambio del Montepaschi per Mediobanca: a chi conviene e quanto si guadagna
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Rappresenta una svolta clamorosa, anche se solo in parte inaspettata, l’offerta pubblica di scambio da 13,3 miliardi lanciata da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. L’istituto di credito toscano, il più antico del mondo, sta provando la scalata sull’istituto di piazzetta Cuccia, che detiene per altro il 13% di Assicurazioni Generali. L’offerta pubblica di scambio di Mps non è stata concordata tra le parti e sarà quindi considerata di natura ostile da Mediobanca. Secondo fonti finanziarie, il Consiglio di amministrazione dell’istituto di credito di piazzetta Cuccia dovrebbe riunirsi nei prossimi giorni e valutare come gestire la situazione.
L’«avvertimento» di Lovaglio a fine 2022
L’offerta lanciata oggi da Mps era stata prospettata al ministero dell’Economia da Luigi Lovaglio, amministratore delegato dell’istituto di credito toscano, più di due anni fa. «Il 16 dicembre 2022, dopo aver completato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi, incontrai il ministro dell’economia e presentati tre opzioni: continuare da soli, fare un’operazione fra pari e un’operazione con Mediobanca. Ora è giunto il momento», ha detto Lovaglio. E il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti, ha continuato l’ad di Mps, «non ha posto alcun limite».
Qual è l’obiettivo dell’offerta di Mps
L’operazione lanciata questa mattina, spiega Mps in una nota, «ha l’obiettivo di creare un nuovo campione nazionale nel settore bancario italiano, che si posiziona al terzo posto nei segmenti di business chiave, attraverso la combinazione industriale della banca commerciale di Mps, forte nel credito a famiglie e imprese, e della banca d’affari di Mediobanca, specializzata nella consulenza e nella gestione dei patrimoni». Ma l’offerta mette in risalto anche i numerosi intrecci di azionisti, che arrivano fino a Generali, sui cui uno degli azionisti forti di Mps, Francesco Gaetano Caltagirone, ha messo gli occhi da tempo.
I dubbi degli analisti
L’offerta di Mps per Mediobanca non ha convinto del tutto gli analisti. Equita, per esempio, sostiene che Monte dei Paschi abbia offerto troppo poco. «A nostro avviso, l’operazione solleva diversi dubbi. Il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo di Banca Mps. Riteniamo difficile identificare sinergie, mentre emerge il rischio di potenziali dissinergie», fa sapere la banca d’affari indipendente. «Inoltre – continuano gli analisti – intravediamo difficoltà nel mantenimento e nell’apporto di nuove professionalità all’interno del gruppo risultante, con il rischio di una diluizione delle specificità distintive di Mediobanca».
L’intreccio di azionisti tra Mps, Mediobanca e Generali
Per quanto riguarda Monte dei Paschi di Siena, il primo azionista risulta essere ancora il ministero dell’economia, con una quota dell’11,7%. L’ultima cessione di quote ha portato all’interno della compagine azionaria Delfin (holding della famiglia Del Vecchio), che ora ha il 9,78%, e le società del gruppo Caltagirone con il 5,03%. Un altro 5,03% è detenuto da Banco Bpm, che ha lanciato un’Opa sul quarto azionista, Anima, che sfiora il 4%. Quando l’operazione sarà conclusa controllerà circa il 9% di Mps. Gli azionisti, sottolinea la nota diffusa oggi sull’operazione da Monte dei Paschi, non agiscono di concerto.
Il groviglio armonioso
Anche in Mediobanca sono presenti il gruppo Del Vecchio, con Delfin primo azionista al 19,81%, e Caltagirone, dato ora al 5,5%. Come ha messo in risalto recentemente Bloomberg, i due gruppi hanno una visione simile anche se il decision making e gli investimenti sono separati ed indipendenti. Il terzo azionista è il fondo americano Blackrock, che detiene il 4,23%. Mediobanca è guidata però anche da un gruppo di società legate da un accordo di consultazione, che vale l’11,4% dell’azionariato. Nell’accordi ci sono il gruppo Mediolanum (3,49%), la Fin.Priv (che ha al suo interno Generali, Italmobiliare, Pirelli, Stellantis, Telecom e Unipol), Monge, il Gruppo Gavio, La Finpog Italia (gruppo Doris), il gruppo Ferrero, il Gruppo Luchini, il gruppo Pecci, e con quote minori ancora Tosco-Fin, Smil, Plt Holding (famiglia Tortora), Fin.Fer (Gruppo Pittini) , Vittoria Assicurazioni, Mais, Valsabbia Investimenti, Romano Minozzi.
Il risiko
A complicare il quadro del risiko bancario contribuisce un ultimo ma fondamentale dettaglio: Mediobanca è l’azionista più importante di Assicurazioni Generali, con il 13,10% del capitale. Seguono il gruppo Del Vecchio/Delfin con il 9,93%, il gruppo Caltagirone al 6,92% e il gruppo Benetton al 4,80%.