Al Bano, il concerto per la pace e la telefonata da Mosca: «Tieniti libero per ottobre»
Il rapporto di Albano Carrisi, in arte Al Bano, con la Russia, iniziato quando ancora si chiamava Unione Sovietiche, è cosa nota. Ha iniziata a girare in lungo e largo l’enorme Paese dal 1984, ed è diventato uno dei cantanti italiani più amati. Ha incontrato cinque volte Vladimir Putin, e ora è sicuro che Donald Trump porterà la pace con l’Ucraina, come promette. Anche se non torna in Russia da prima della pandemia, prima per motivi sanitari e poi per l’inizio del conflitto, il suo legame rimane forte. Per questo non lascia indifferenti quanto racconta a Marinella Venegoni su La Stampa. «Mi ha chiamato una persona appena l’altro ieri, da Mosca. E mi ha detto: tieniti pronto perché per settembre, al massimo ottobre, dovrai tornare a Mosca per cantare sulla Piazza Rossa al concerto che festeggerà la pace», assicura Al Bano. Non c’è ancora un tavolo dei negoziati, ma già si studia il cast e si organizza il concerto evento il prossimo autunno. Il 2025 è indicato da molti come l’anno della svolta, Zelensky stesso si auspica che sia l’ultimo di guerra. Il cambio di amministrazione alla Casa Bianca può facilitare lo scongelamento delle relazioni Mosca-Washington, e dopo tre anni di obiettivi falliti, morti e feriti, nessuno degli schieramenti può dirsi entusiasta del proseguimento delle ostilità.
Al Bano si fida da Trump
A differenza di alcuni suoi colleghi, come lui apprezzatissimi in Russia, si pensi a Pupo, il cantante pugliese non è più tornato nel Paese da quando è iniziata la guerra in Ucraina. «In realtà non ci vado da quando è scoppiata la pandemia prima, e purtroppo subito dopo anche il conflitto. Ho detto: “Non cercatemi più”. Perché non si canta per un popolo in guerra. Ho detto: “torno quando ci sarà la pace”», e ora il telefono è risquillato proprio per questo motivo, un concerto per celebrare la pace nell’autunno 2025. Come aveva auspicato lui stesso prima di Natale. Al Bano rivendica il suo legame con la Russia, i primi concerti nell’84, «c’è sempre una dimostrazione di affetto tremendo e di gradimento per la mia musica». È anche convinto, come già aveva dichiarato in passato, che grazie a Trump la guerra si risolverà a breve. «Trump vuole la pace e la paternità di questa pace, è la pura e sostanziosa verità. Lui è uno che mantiene, non è uno dei tanti capaci solo a promettere», dice a La Stampa, «non ha fabbriche di armi e guerra, è un manager, un impresario, lavora bene se intorno c’è la pace».
Foto di copertina: EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON