Lo show di Hamas: droni con le caramelle e certificato di liberazione. Israele blocca il corridoio verso nord, la tregua vacilla
Prosegue con qualche sussulto la fase uno degli accordi di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, che ha portato al raffreddamento del conflitto dopo 15 mesi di devastazione nella Striscia di Gaza. Ieri, sabato 25 gennaio, Hamas ha organizzato una parata a favore di telecamere per mostrare al mondo il rilascio di quattro donne soldato. Liri Albag, Karina Ariev, Daniella Gilboa e Naama Levy hanno lasciato la prigionia dopo 477 giorni, quelli trascorsi dal 7 ottobre 2023 quando furono portate via in pigiama dalla base militare di Nahal Oz. Davanti la folla di palestinesi chiamata a fare da pubblico, indossano delle divise militari verdi e il loro sorriso migliore. Mostrano il pollice alzato ai carcerieri e agli obiettivi, ricevono dai miliziani un certificato di liberazione. Poi vengono caricate sui furgoni della Croce Rossa, che le custodisce nel ritorno a casa.
Lo show di Hamas per la liberazione delle soldatesse
Liri Albag, Karina Ariev, Daniella Gilboa e Naama Levy sono su quattro jeep che entrano in un quadrilatero di polvere in piazza Palestina, a Gaza City. Intorno solo edifici distrutti dai bombardamenti israeliani dell’ultimo anno. Uomini armati tengono lo spiazzo davanti al palco libero dal pubblico, su di loro sorvolano due droni carichi di caramelle che vengono lasciate cadere quando arrivano gli applausi al momento giusto. Le quattro soldatesse sorridono, mostrano il pollice alzato, ringraziano in arabo chi le ha tenute sotto sequestro e ricevono l’attestato di rilascio. Poi finisce l’attesa, finalmente possono tornare a casa, da dove è stata seguita con apprensione e poi sollievo la cerimonia di rilascio. Quando arrivano in Israele, tocca ai 200 detenuti palestinesi tornare a casa, accolti da familiari, conoscenti, concittadini, che seguono il convoglio per le strade.
Protesta per Arbel Yehoud, corridoio verso nord bloccato e spari sulla folla
L’ufficio del premier si aspettava però che tra le quattro donne rilasciate da Hamas ci fosse prima di tutte Arbel Yehoud, rapita da Hamas il 7 ottobre 2023 con il fidanzato Ariel Cunio dalla sua abitazione nel kibbutz Nir Oz. Yehoud è in mano alla Jihad Islamica, che la considera una militare e non una civile, per questo non ha avuto la precedenza sulle altre donne in ostaggio come previsto dagli ostaggi. Hamas assicura che sarà liberata la prossima settimana, ma intanto Israele ha bloccato il corridoio Netzarim, che permette il passaggio dei gazawi dal sud al nord del Paese. Si inceppa così l’accordo sul cessate il fuoco, con Hamas che denuncia spari sulla folla, almeno un morto e diversi feriti. Il conto delle vittime nella Striscia arriva a circa 47mila persone.
L’altro conflitto
Intanto Israele prosegue le sue operazioni militari nel nord della Cisgiordania. Nel campo di Jenin prosegue l’offensiva, secondo i palestinesi sarebbe stata uccisa una bambina di 2 anni. L’esercito israeliano ha parlato di uno scontro a fuoco e ha annunciato che aprirà una indagine. Intanto in Libano scade oggi, domenica 26 gennaio, il cessate il fuoco di 60 giorni. Le autorità di Beirut accusano Tel Aviv di star ritardando il ritiro, senza rispettare gli accordi. Israele avrebbe chiesto agli Usa di allungare i tempi del rientro delle forze armate libanesi nel sud del Paese, perché Hezbollah nei 60 giorni precedenti non avrebbe applicato tutte le condizioni di cessate il fuoco. L’amministrazione Trump avrebbe appoggiato l’estensione della scadenza. L’esercito regolare libanese dovrebbe riprendere possesso dei territori al confine insieme alle forze di pace dell’Unifil, mentre Hezbollah dovrebbe ritirarsi completamente oltre 30 chilometri dal confine con Israele.