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Lele Mora vende pellicce vintage alla bancarella di Torino, senza rimpianti: «Non ho mai avuto deliri di onnipotenza»

26 Gennaio 2025 - 10:06 Massimo Ferraro
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Dario Gabriele Mora è stato uno dei più potenti agenti dello spettacolo, simbolo delle feste esclusive ad Arcore da Berlusconi e in Costa Smeralda

Lele Mora è stato per anni il più importante agente dello spettacolo italiano. Organizzava gli eventi più esclusivi in Costa Smeralda, a Milano e nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. Poi i guai giudiziari, le vicende Vallettopoli e il caso Ruby, i problemi con il fisco. Ora è tornato Dario Gabriele Mora, anche se chi lo riconosce per strada ancora lo chiama con il suo soprannome degli anni d’oro, Lele. «Qualcuno mi ha detto: guarda come ti sei ridotto, dalle stelle alle stalle. Pensano che sia diventato povero. La verità è che io ho sempre fatto ciò che amo. E continuo anche oggi. Stare in mezzo alla gente comune mi piace, pure al mercato», dice a Leonardo Di Paco, de La Stampa. Nessun rimpianto per la vecchia vita, niente da recriminare per la nuova. L’incontro con il giornalista avviene a Torino in piazza Benefica, tra le bancarelle del mercatino chic. Mora, 70 anni il prossimo marzo, non è lì come cliente: ha una bancarella di pellicce vintage. I prezzi variano dai 2 ai 5mila euro al pezzo. «Bastano uno o due capi e la giornata è fatta. E poi quelli sono i prezzi pieni, noi facciamo sconti speciali. Questa costerebbe 3.500 euro, noi la diamo via a 800», dice sorridendo, rispondendo al giornalista che paragona la sua attuale occupazione a quando doveva “piazzare” i suoi vip in programmi e feste, «fa poca differenza, venditori si nasce».

Gli inviti in tv, l’amicizia con Silvio Berlusconi

Nessun rimpianto, anche se il mondo che ha lasciato continua a bussare alla sua porta: «Non sa quanti inviti ancora ricevo dalle televisioni per essere intervistato, ma rifiuto sempre. So bene che vogliono solo chiedermi aneddoti sul mio rapporto con Berlusconi. Non mi sembra elegante». L’amicizia con Sivio Berlusconi è l’eredità più importante che tiene con sé della sua carriere precedente. «È stato un grande imprenditore, un genio. Silvio era molto simile a me. Andavamo davvero d’accordo e abbiamo condiviso 40 anni di profonda amicizia», si lascia andare ai ricordi, circondato dalle pellicce della sua bancarella, «entrambi venivamo da origini umili, dal nulla. Anche lui, come me partendo dal niente, è riuscito a fare grandi cose. Non ho mai dimenticato le mie origini, sono sempre stato una persona semplice, nemmeno il successo mi ha fatto perdere la bussola. A differenza di molte persone che mi hanno orbitato intorno, non ho mai avuto deliri di onnipotenza. Per diventare famoso basta poco, ma finire nel dimenticatoio è altrettanto facile».

Foto di copertina: ANSA/MATTEO CORNER

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