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Sara Piffer, il padre della ciclista uccisa: «Perdono l’automobilista che l’ha investita, soffre anche lui»

26 Gennaio 2025 - 09:24 Massimo Ferraro
sara piffer morte bici padre perdono
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La giovane ciclista è morta a Mezzocorona, in Trentino, mentre pedalava insieme al fratello Christian

Stefano Piffer, padre della 19enne Sara Piffer morta sulle strade di Mezzorona nel Trentino mentre era in bicicletta con il fratello Christian, travolta e uccisa da un’auto, dice di aver perdonato l’automobilista che ha ucciso sua figlia. «Dopo l’incidente, mio figlio Christian mi ha abbracciato e mi ha detto: “Papà. Papà. Ti prego, perdonalo. Perché penso che soffra anche lui in questo momento”. Così ho deciso di perdonarlo. Poi sarà la giustizia a fare il suo corso», spiega al Corriere del Trentino. Quando è arrivato sul posto, ha detto «anche ai vigili che noi non vogliamo fare niente, non vogliamo sommare disgrazia su disgrazia. Ho detto: “Dateci Sara e basta”». Stefano Piffer sta affrontando il dolore più forte per un essere umano, ma vuole perdonare. Vuole farlo per sua figlia. «Proprio guardando Sara, gli ho detto che lo perdono», ha ricordato.

Il rapporto con il fratello Christian

Stefano Piffer ha raccontato che fratello e sorella erano impegnati in una uscita in bicicletta al momento della tragedia. «Christian l’altra sera mi diceva: “Non dormo. Papà, non riesco a dormire perché ho sempre quell’immagine di Sara a terra”. Così gli ho detto: “Christian, ma prima dell’incidente com’era Sara? Era contenta di venire con te?”. E Lui: “Sì, contentissima”. Quindi ho risposto: “E allora ricordati solo quello”», dice trattenendo a stento l’emozione, «era un dono di Dio, ringrazio di averla avuta, ringrazio solo quello. Era sempre prudente e contenta di poter andare ad allenarsi con suo fratello, perché non sempre riuscivano ad andare insieme. Era brava a fare tutto. Le piaceva dipingere e anche fare sculture: era stata lei a sistemare la statua della Madonna in cima al nostro paese di Palù di Giovo. A Natale ha ricevuto la macchina da cucire e quindi ultimamente si dedicava a quello. Aveva un sacco di qualità, per quello dico che è stata un dono».

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