Eleonora Giorgi, il tumore al pancreas, la chemioterapia e le metastasi: «Noi figli la accompagneremo, non possiamo fare più nulla»
Andrea Rizzoli è il figlio di Eleonora Giorgi. Suo padre Angelo era editore del Corriere della Sera. E oggi proprio con il quotidiano di via Solferino parla del suo libro Non ci sono buone notizie (Piemme), nel quale ripercorre l’«anno più bello» di sua madre, «nonostante tutto». Ovvero nonostante il tumore al pancreas scoperto dopo il 70 anni dell’atrrice. E ancora la chemioterapia, l’intervento, le metastasi. Rizzoli ha dedicato il libro «ai coraggiosi obbligati a lottare per la loro vita e a coloro che coraggiosamente scelgono di restargli vicino».
La madre
Rizzoli dice che da sua madre ha preso «la rapidità di ragionamento e una certa forma di empatia, che non mi fa mai andare in contrasto con gli altri. Da mio padre il carattere, quel tipo di forza che prevale sul talento, se il talento è privo di carattere». E dice che la madre, prima dell’intervento al pancreas, «ha regalato a me e a mio fratello due walkman con altrettante cassette. Nel mio c’era la voce di mio padre che mi incoraggiava a pronunciare la parola mamma: ero piccolissimo. Mi ha molto commosso. Papà mi ha sempre stimolato usando la psicologia inversa». Ovvero: «Non mi diceva: leggi questo libro su Federico II perché è bello. Mi chiedeva, piuttosto: sai perché Federico II è stato importante? E giocando sulla mia ignoranza, mi spingeva a colmarla».
Craxi e Pino Daniele
Dice che ha conosciuto grazie a suo padre Bettino Craxi: «Ai tempi io ero un bambino e di politica non capivo nulla, ma percepivo lo stesso l’aura che lo circondava, era di una intelligenza incredibile. Ricordo quando venne ospite da noi a Porto Santo Stefano. Una mattina, lessi sul Televideo la notizia della caduta dell’impero sovietico e corsi su a svegliarlo, perché ancora dormiva. Lui tuonò: Andrea se è una bricconata, ti prendo a scapaccioni!». Invece Pino Daniele, amico della madre, «mi lasciava giocare con la sua chitarra, anche se è Andrea De Carlo che mi ha insegnato a suonarla, quando lui e mamma stavano insieme. Una volta a Sabaudia venne Michele Placido e quando me lo trovai di fronte gridai che era arrivato il Commissario Cattani: erano i tempi della Piovra».
Massimo Ciavarro
Poi spiega che frequenta ancora il figlio di sua madre e di Massimo Ciavarro: «Nel libro spiego bene il suo ruolo cruciale in questi mesi dopo la scoperta del tumore di mamma. Noi due siamo complementari, senza di lui non saremmo riusciti a fare così tanta strada, a dispetto del primo parere dei medici. E poi suo figlio Gabriele è una medicina vivente per nostra madre: cascasse il mondo, lei alle 17 lo deve vedere». Adesso, dice, per la madre, «faremo il necessario affinché il tempo che le resta sia piacevole, ma non possiamo fare nulla per allungarlo. Ci siamo goduti ogni istante con una intensità prima inimmaginabile. E continueremo fino all’ultimo giorno».